Valentina Oliveri con il suo “Nenni e l’arrivo del signor Piccolomini” ci fa sperare in un mondo migliore
Questo libro non è un’uscita editoriale: è un abbraccio. È la prova che la tenerezza, quando la si scrive davvero, non è mai debolezza e Valentina, con questo suo lavoro, lo dimostra una volta di più.
“Piccolòmini o Piccolomìni? Il sette maggio del 2024, Aurelio pesava quattro chili. Ecco perché l’hanno tirato fuori con due settimane d’anticipo. Mia zia Maria, nota anche come “la prozietta” che, in alternanza con le mie zie Giusi e Anna e nonna Silvana, si è presa cura di noi, l’ha soprannominato: signor Baio. Dal giorno della sua nascita non ha mai avuto l’aria di essere un neonato, sembrava infatti un piccolo signore, con la sua espressione perenne di interesse verso ogni cosa. Esseri umani, animali, oggetti, mondo. Ma soprattutto, sin dal primo sguardo reciproco con Antonio, ha sempre dato l’idea di aver capito. Gabriele e io diamo i soprannomi. Antonio è stato Cookie da piccolino, poi – in via definitiva – Nenni. Aurelio era ed è irrimediabilmente: il signor Piccolòmini. Con l’accento tonico sulla terzultima sillaba, come direbbero quelli studiati. Aurelio è tonico in tutto. È tosto, è tanto, è troppo, è tutto. È morbido, magnetico, musicale, magico. Un fascio di luce che non si spegne mai. È pieno d’amore. Così tanto che aveva proprio bisogno di un’intera valigia per contenerlo tutto. E la mamma gliel’ha scritta, Eva gliel’ha disegnata, papà l’ha riempita e Antonio ovviamente l’ha disfatta (però ha chiesto scusa, le cose giuste). Oggi sono diciotto mesi che ha bussato alla porta di casa nostra, con la sua barretta stimolante alle noci macadamia. Mia dolce stella, Aurelio mio.
E tu come ti sentiresti se, un giorno, inaspettatamente un bambino – molto molto molto piccolo – bussasse alla porta di casa tua? Con una testa piena di boccoli biondi, una valigia alquanto singolare e una camicia hawaiana, pronto a restare a tempo indeterminato – senz’alcun preavviso. E se poi, per qualche misteriosa ragione, tu scoprissi che la tua mamma e il tuo papà lo stavano già aspettando da tempo? Ma chi è, this bambino? Non sarà mica un brother? “Nenni e il signor Piccolomini” è in stampa. Ed è la storia di un arrivo, di una valigia magica piena di oggetti fantastici, di un papà con la barba rossa più lunga del mondo e di una mamma che aspettava, e aspettava. E di due fratelli, ovviamente. È una storia d’amore, di reciprocità, di forza e di tenerezza. E sono molto felice di averla scritta.“
Con queste parole Valentina Oliveri ha annunciato, senza troppi proclami, l’uscita della suo ultimo libro. In realtà è più di un libro. È un contenitore di parole e disegni che sgorga l’amore più puro che due genitori riescono a trarre da un figlio al quale annunciano l’imminente nascita del fratellino. Con le parole Valentina è sempre stata brava, per lavoro ha scritto migliaia di pagine e il suo blog ‘semilascinonvale’ è stato una delle scoperte più belle dell’ultimo decennio in questa terra martoriata da tutto quello che avete letto sopra, prima di arrivare fin qui. L’ho intervistata qualche giorno fa, e parole non ne aveva quasi più. Non per strategia, non per quella posa stanca che spesso accompagna gli autori in promozione, quelli che fingono di essere senza parole solo per solleticare il pubblico e prepararlo all’acquisto. No: Valentina era nuda nella sua emozione, autentica fino alle ossa. Accanto a lei c’era Gabriele, che la sosteneva con quello sguardo che hanno gli uomini che, invece di parlare, restano.
Due mani vicine, due respiri che si cercano: una famiglia che nasce già da lì, prima ancora che nelle pagine illustrate. “Nenni e il signor Piccolomini” è un libro che vibra. Racconta l’arrivo inatteso di un bambino minuscolo, con una valigia piena di sorprese e un modo tutto suo di guardare il mondo. Un bambino che entra nella vita degli altri come entrano le verità importanti: piano, senza rumore, ma con la potenza di chi cambia l’aria delle stanze. È una storia che parla di attese, di fratellanza, di quella forma di amore che non fa rumore ma costruisce ponti. E, in filigrana, sfiora con delicatezza un modo diverso di sentire e percepire il mondo, una diversità luminosa avvertibile in ogni pagina, in ogni parola. Le illustrazioni di Eva Naccari, poi, sono un piccolo miracolo visivo. Non accompagnano semplicemente il testo: lo amplificano, lo respirano, lo rendono vivo con ogni colore, con ogni tratto, con ogni dettaglio.
Qualche giorno dopo ho risentito Valentina, mentre ero in un’altra casa intrisa d’amore e aveva la voce un po’ spezzata perchè un altro scricciolo di sette anni, Danilo, era insieme a me e giusto la mattina ad Antonio aveva regalato quattro cose: “un bracciale, uno sticker, una spilla e delle bolle” e anche a me ha regalato le stesse cose e io, in quell’esatto momento, tanto quanto Valentina, credo di aver capito come uomini, nel senso più bello del termine, lo si è già da bambini. Questo libro non è un’uscita editoriale: è un abbraccio. È la prova che la tenerezza, quando la si scrive davvero, non è mai debolezza e Valentina, con questo suo lavoro, lo dimostra una volta di più.
Si può prenotare da subito. E quando si sfogliano le sue pagine una dopo l’altra, come si fa con ciò che non si vuole perdere, accade qualcosa di raro: ci si scopre più morbidi, più aperti, più capaci di ascoltare.
Forse è per questo che, leggendo, sembra quasi di sentire davvero quel piccolo bussare alla porta: leggero, ostinato, pieno di vita. Un bambino minuscolo, con la sua camicia hawaiana e la valigia improbabile, che arriva senza chiedere permesso e ricorda a tutti noi che l’amore non ha preavvisi.
E chissà forse quel bussare non viene da fuori. Forse viene da dentro, da un luogo che conosciamo già. Un luogo che storie come questa hanno il dono di riaprire, con la delicatezza di una mano che sa quando è il momento di toccare. Post Scriptum – Questo foglio di giornale è il regalo di Grandangolo per Antonio e Danilo.




