L’armiere del clan di Villaseta, difesa chiede incompatibilità del giudice
Nel terreno dell’operatore ecologico fu rinvenuto un vero e proprio arsenale tra pistole, una mitragliatrice, una granata e centinaia di munizioni
Il giudice è incompatibile poiché titolare del procedimento in abbreviato e perchè, in precedenza, aveva respinto la richiesta di giudizio abbreviato condizionato. È quanto sostenuto questa mattina in aula dalla difesa di Alessandro Mandracchia, 51 anni, netturbino agrigentino arrestato con l’accusa di essere il custode delle armi del clan mafioso di Villaseta. L’avvocato Salvatore Cusumano ha avanzato l’istanza e il giudice scioglierà la riserva all’udienza del prossimo 10 dicembre.
Mandracchia, la cui posizione è stata stralciata rispetto a quelle di tutti gli imputati per un difetto di notifica, è accusato della detenzione illegale di armi, munizioni, ordigni esplosivi ma anche di ricettazione e utilizzo di denaro di illecita provenienza. La Dda di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio a suo carico ed è in corso l’udienza preliminare. Mandracchia è stato arrestato a distanza di pochi giorni dalla prima operazione contro le cosche di Villaseta e Porto Empedocle. Durante una perquisizione in un terreno di sua proprietà i carabinieri trovarono un vero e proprio arsenale: quattro pistole, una granata, una mitragliatrice, una penna-pistola monocolpo, due caricatori per mitragliatrice e oltre 140 munizioni di vario tipo. Le armi erano nascoste in due bidoni nei pressi del torrente Akragas.
A Mandracchia viene anche contestato l’utilizzo di denaro di provenienza illecita. Il netturbino venne fermato dai carabinieri lungo la strada statale 115, in territorio di Licata, in compagnia di Guido Vasile. In auto, all’intento di un sacchetto di plastica, i militari trovarono ben 120 mila euro in contanti suddivisi in cinque buste: 50 mila euro in due contenitori, 40 mila euro in altrettanti e 30 mila euro in una busta. La posizione di Mandracchia è stata stralciata da quella di altri 52 imputati, coinvolto tutti nella maxi inchiesta sul clan di Villaseta, per un problema legato alla notifica dell’avviso di conclusione indagini. Adesso la Dda di Palermo torna a chiedere il processo a carico del netturbino.




