Agrigento capitale della cultura: dieci domande dell’area progressista al sindaco Miccichè
"Se ci sarà silenzio, quella sarà una risposta pesante e la valutazione passerà agli agrigentini"
Nuccio Dispenza, portavoce dell’Area Progressista di Agrigento ha delle domande da rivolgere, in nome e per conto del gruppo che rappresenta, al sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè e lo fa attraverso una nota stampa che riportiamo integralmente:
Caro Sindaco, un primo cittadino non può trincerarsi dietro il diritto di non rispondere, quello vale nei processi. Chi ricopre una carica così nobile come quella di sindaco, deve dare risposte alla città. E la città di domande su quanto è accaduto e accade, attorno al ruolo di Capitale della cultura – se non se ne fosse accorto – di domande se ne fa cento. Cercheremo qui di sintetizzare, gliene faremo dieci. Attendono una risposta. E se ci sarà silenzio, quella sarà una risposta pesante e la valutazione passerà agli agrigentini. Che chiedono chiarezza su costi, scelte e risultati ottenuti, questioni che toccano il buon uso di risorse pubbliche, la trasparenza amministrativa e le ricadute concrete per la comunità.
Eccole:
1) Signor Sindaco, perché, contro ogni prassi consolidata per le città elette a Capitale della cultura, ad Agrigento non c’è stato alcun investimento nelle infrastrutture?
2) Perché, con nemmeno la metà degli eventi, sono stati spesi più del doppio dei fondi rispetto a Pesaro, Capitale della cultura 2024?
3) Perché il concerto de Il Volo è stato organizzato mesi prima del 2025, trasformandolo in unairripetibile occasione per i privati e in una festa su invito, senza generare alcun indotto per la città?
4) Perché il concerto di Riccardo Muti è costato sei volte di più rispetto al medesimo evento tenutosi a Lampedusa? Voce per voce, prego.
5) Perché, tra servizi audio, video e tecnici, sono stati spesi quasi trecentomila euro? Voce per voce, prego.
6) Perché il Palazzo Tomasi, destinato a sede della Fondazione, è ancora chiuso e destinato a perdersi e a perdere i soldi per gli interventi fatti?
7) Perché i bandi di finanziamento dei progetti culturali hanno avuto una finestra temporale così limitata e criteri così opachi? Quante domande avete ricevuto, e da chi?
8) Perché eventi e festività, come la Sagra del mandorlo in fiore e la festa di San Calogero, sono stati presentati come straordinari, con spese nettamente superiori rispetto agli anni passati, risultando però identici, se non addirittura con un numero inferiore di iniziative rispetto alle edizioni precedenti e pure con qualche clamoroso fallimento?
9) Perché, visti i continui avvicendamenti e dimissioni e il largamente preannunciato scioglimento, sembra che nessuno voglia avere a che fare con la Fondazione, apparsa poco credibile a chi avrebbe potuto investire su Agrigento 2025?
10) Di “panni sporchi”, quelli da lei evocati – rispolverando una cultura del silenzio deprecabile e pericolosa – se ne sono accumulati parecchi. La città chiede che si lavino, e in pubblico.
In attesa.
Foto Davide Raso