Agrigento

Agrigento, “Criminal drinks”, dissequestrati beni a un indagato

Il Tribunale del Riesame di Agrigento, in accoglimento della difesa di Pierpaolo Palmisano, 45 anni, uno dei coinvolti nell’inchiesta denominata “Criminal drinks”, risalente al 2016, ha disposto il dissequestro dei beni dell’uomo, residente nelle provincia di Bari e ritenuto dagli investigatori come una delle figure centrali di una presunta organizzazione transnazionale dedita alle frodi fiscali […]

Pubblicato 5 anni fa

Il Tribunale del Riesame di Agrigento, in accoglimento della difesa di Pierpaolo Palmisano, 45 anni, uno dei coinvolti nell’inchiesta denominata “Criminal drinks”, risalente al 2016, ha disposto il dissequestro dei beni dell’uomo, residente nelle provincia di Bari e ritenuto dagli investigatori come una delle figure centrali di una presunta organizzazione transnazionale dedita alle frodi fiscali attraverso compravendite fittizie di prodotti alcolici nell’Unione Europea.

Dissequestrati nello specifico un’appartamento e una vettura.

I militari della Guardia di Finanza della Compagnia di Agrigento e funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Porto Empedocle (AG)  supportati dai rispettivi Reparti e Uffici  dislocati sul territorio nazionale avevano eseguito un Decreto di Sequestro Preventivo per Equivalente, in vista della futura confisca, di un importo di circa 18 milioni di euro nell’ambito dell’operazione. 

Di fatto, in complesso, agli indagati che entrarono nel fascicolo d’inchiesta, furono sequestrati 21 immobili di cui 10 terreni e 11 fabbricati;  44 rapporti finanziari intrattenuti con diversi istituti di credito dislocati in tutto il territorio nazionale, 9 autovetture e  4 quote sociali di società proprietarie dei depositi fiscali fittizi investigati. 

Sono stati accertati migliaia di falsi trasporti di prodotti alcolici presso i depositi fiscali fittizi italiani, che hanno consentito ai “clienti” (depositi fiscali mittenti, dietro ai quali si possono celare le società produttrici di alcolici oppure grandi centri di distribuzione commerciale) dell’organizzazione criminale di determinare le condizioni per la creazione di cospicue “sacche di evasione fiscale” in relazione a prodotti alcolici realmente esistenti che, risultando cartolarmente trasferiti verso i depositi fiscali fittizi, possono essere totalmente rivenduti “in nero” ( ovvero senza accisa; senza Iva, senza Imposte Dirette) nel Paese produttore d’origine e/o in altri Paesi d’Europa.In Italia, dal punto di vista fiscale, rimangono i rappresentanti legali dei depositi fiscali italiani oggetto d’indagine (verso cui fittiziamente e solo cartolarmente vengono spedite le merci) e il carico di un ingente debito fiscale ( in specie accisa ed Iva) destinato comunque a rimanere insoddisfatto a causa della loro insolvenza (come accade usualmente nel caso delle cosiddette “cartiere”).

Nel primo troncone di indagine figuravano 45 indagati sparsi per mezza Europa. Quest’organizzazione, secondo l’accusa – costituita da diversi sottogruppi  – dapprima avrebbe istituito e poi  gestito fittizi depositi fiscali di prodotti alcolici, per mezzo dei quali viene simulata la movimentazione di ingenti quantitativi di birra e spiriti verso tali depositi che, in realtà, ivi mai materialmente giungono.

Undici indagati hanno optato per il patteggiamento (con pene dagli 8 mesi ai 3 anni e 8 mesi). Inoltre, 4 soggetti sono stati già condannati in primo grado, in sede di rito abbreviato, con pene dai 3 anni e 6 mesi a 5 anni.

Partendo da un primo  deposito a Favara nel settembre 2014, le indagini in progress hanno svelato l’esistenza di almeno altri 8 depositi fiscali fittizi in tutta Italia. Gli interessi economici ruotanti intorno alla vicenda illecita ammontano – ad oggi –  ad una cifra che, con stima prudenziale, si avvicina ai 100 milioni di €.

Step significativo fu l’esecuzione, al momento del blitz, a Cassino e Bari, di due ordinanze cautelari disposte  dal Gip di Agrigento: arresti domiciliari per Pierino Del Maestro, 72 anni, “operatore informatico” presso i depositi fiscali di Tortona (Al), Genova, Portalbera (Pv) e Torino; una custodia cautelare in carcere fu disposta all’epoca del blitz proprio per  Pierpaolo Palmisano, ritenuto “organizzatore e capo” del sodalizio criminale. Particolarmente significativa fu anche l’esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere disposta sempre dal Gip di Agrigento nei confronti di Nicola Zocchi, 47 anni, e S. M., 38 anni, avvenuta appena i due (anch’essi considerati organizzatori/capi” del sodalizio criminale), sono giunti sul territorio italiano, all’uscita dal traforo del Monte Bianco.

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