Agrigento

Al Pirandello in scena “Liolà” di Francesco Bellomo

Ospitare una compagnia che porta in scena Pirandello, per il teatro a lui dedicato, è un momento di solenne attesa, di curiosità, di ritrovato e rinnovato orgoglio. Al Pirandello arriva lo spettacolo Liolà, in  scena il 29 febbraio e il primo marzo 2020, ottavo spettacolo di un cartellone di dieci rappresentazioni messo a punto dalla Fondazione Teatro Pirandello […]

Pubblicato 4 anni fa

Ospitare una compagnia che porta in scena Pirandello, per il teatro a 
lui dedicato, è un momento di solenne attesa, di curiosità, di 
ritrovato e rinnovato orgoglio.

Al Pirandello arriva lo spettacolo Liolà, in  scena il 29 febbraio e il primo marzo 2020, ottavo spettacolo di un cartellone di dieci 
rappresentazioni messo a punto dalla Fondazione Teatro Pirandello con 
grande cura, tutti allestimenti diversi nella forma, nel contenuto, 
che hanno registrato un sincero affetto, entusiasmo, partecipazione, 
da parte del pubblico. 

Liolà arriva ad Agrigento in una sontuosa messinscena, molti attori, 
grande affiatamento e una scrittura rivista dalla penna attenta di 
Francesco Bellomo, dove anche il territorio agrigentino sembra 
diventare protagonista con le sue suggestioni. Fra i nomi, oltre al 
protagonista Giulio Corso, l’attore Enrico Guarneri, amato personaggio 
televisivo siciliano.

Il regista, Francesco Bellomo, racconta così lo spettacolo nelle sue note: “Liolà, è una commedia d’ambiente siciliano, che trae spunto, dal 
quarto capitolo del “Fu Mattia Pascal” e dalla novella “La mosca”. In 
questa edizione, abbiamo scelto di collocare il periodo storico a 
cavallo dei primi anni ’40, mentre il contesto scenografico ci riporta 
al borgo marinaro di Porto Empedocle, con le costruzioni di un bianco 
accecante che le incastona perfettamente nel paesaggio della scala dei 
Turchi, adiacente la casa natia di Pirandello. Questo espediente 
consente una ricollocazione oltre che di luogo anche delle 
caratteristiche dei personaggi: Liolà è un don Giovanni senza morale, 
che con il suo comportamento, scombussola l’apparentemente morigerata 
società in cui si muove. Zio Simone Palumbo diventa un commerciante di 
zolfo che governa le attività economiche del borgo, tentando di 
camuffare con le ricchezze, la sua impotenza. Accanto a lui, si muove 
uno spaccato di società dove attraverso intrighi, vendette incrociate, 
domina la brama di benessere materiale, che pervade gli altri 
personaggi. In particolare la Zia Croce e sua figlia Tuzza ma dalla 
quale non è immune la stessa Mita, che ha accettato spronata da sua 
Zia Gesa, di sposare il ricco Zio Simone, per acquisire una solida 
posizione sociale. Se è vero che la gioia di vivere, la spensieratezza 
della commedia, prevalgono su qualsiasi tipo di complicazione 
intellettualistica, qui Liolà, il trasgressore delle regole, è l’unico 
personaggio positivo, mentre gli altri sono interessati, egoisti e 
gretti. Ma un senso di giustizia lo induce a infrangere le regole 
della moralità comune, spontaneamente senza rendersene conto. Questa 
commedia fa ridere ma non è gioconda, è allegra con cattiveria a spese 
di tutti. Nel testo, si sente sempre la presenza di un ingegno 
creatore, che ha quasi la tristezza dell’opera che immagina e una 
superiore ironica pietà dei personaggi, che egli fa ridere. Come disse 
Antonio Gramsci “Liolà è il prodotto migliore dell’energia letteraria 
di Luigi Pirandello, è una commedia che si riattacca ai drammi 
satireschi della Grecia antica, Mattia Pascal, il melanconico essere 
moderno, vi diventa Liolà, l’uomo della vita pagana, pieno di 
robustezza morale e fisica”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *