Agrigento

Autisti Tua licenziati e reintegrati dopo inchiesta, il Tribunale: “Licenziamenti illegitimi”

Licenziati dopo una indagine privata condotta con un investigatore assunto dalla Tua – Trasporti Urbani Agrigento – e poi reintegrati. Adesso si pronuncia anche il Tribunale di Agrigento che lo scorso 26 maggio ha dichiarato illegittimi i provvedimenti di licenziamento. La vicenda scaturisce dalla denuncia dell’azienda stessa che, con l’aiuto di un investigatore privato, comincia […]

Pubblicato 4 anni fa

Licenziati dopo una indagine privata condotta con un investigatore assunto dalla Tua – Trasporti Urbani Agrigento – e poi reintegrati. Adesso si pronuncia anche il Tribunale di Agrigento che lo scorso 26 maggio ha dichiarato illegittimi i provvedimenti di licenziamento. La vicenda scaturisce dalla denuncia dell’azienda stessa che, con l’aiuto di un investigatore privato, comincia a fare indagini sui propri dipendenti presentando poi un dossier al Palazzo di Giustizia. Secondo l’accusa gli autisti dei bus avrebbero venduto biglietti acquistabili solamente presso le rivendite a bordo dei mezzi e non registrandoli poi nell’apposita “distinta giornaliera di rivendita”. Per gli stessi fatti è in corso da circa due anni un procedimento davanti il giudice del lavoro del Tribunale di Agrigento che ha annullato tutti i provvedimenti di licenziamento che erano stati proposti dall’azienda reintegrando i dipendenti a lavoro. 

Con il pronunciamento del Tribunale arrivano oggi le dichiarazioni della Cgil Agrigento che comunica: “ Nel febbraio 2019 con propria Ordinanza il Tribunale di Agrigento confermava le ragioni dei  lavoratori che si erano opposti al licenziamento senza giusta causa  da parte  della TUA ( Azienda che si occupa del trasporto urbano di Agrigento e gode di finanziamento pubblico).  In data 26.05.2020 davanti al Tribunale di Agrigento si è conclusa, in primo grado, la causa del lavoratore Giuseppe Donisi (seg. gen. prov. della Filt Cgil di Agrigento) con esito pienamente favorevole a quest’ultimo che ha visto totalmente riconosciute le proprie ragioni e in particolare l’illegittimità e la inconsistenza del licenziamento ingiustamente subito, il diritto a riprendere servizio e al risarcimento dei danni subiti, oltre al pagamento delle spese processuali. Il licenziamento di Giuseppe Donisi (che sino ad allora in tanti anni di servizio non aveva mai subito neppure un semplice richiamo), così come quelli che la società ha irrogato ad altri 11 lavoratori nello stesso periodo (dicembre 2017) sin da subito, a dire il vero,  è apparso del tutto fuori luogo e irragionevole. L’Azienda in questione, infatti, ha licenziato 12 suoi lavoratori tra cui il seg. gen. prov. della Filt Cgil di Agrigento  Giuseppe Donisi, accusandolo di interruzione di pubblico servizio. L’Azienda si è avvalsa di un investigatore privato, che a suo dire avrebbe riscontrato che durante il servizio, il lavoratore si sarebbe nascosto sotto un albero in contrada Calcarelle in Agrigento anziché effettuare la ripartenza di una corsa. Pertanto, il lavoratore che sin da subito ha chiarito di non avere mai interrotto alcuna corsa dato che egli si è sempre fermato al capolinea di contrada Calcarelle come da sempre stabilito dall’azienda, si è  rivolto al Giudice chiedendo di annullare l’ingiusto licenziamento.  Oggi,  l’irragionevole operato della società è stato ribadito anche dalla sentenza del Tribunale di Agrigento e del resto non a caso anche dopo il licenziamento i mezzi della TUA continuano tutt’oggi a fare la ripartenza proprio sotto l’albero in questione. Appunto il lavoratore quel giorno si trovava alla solita fermata, la stessa da più di 40 anni quella che da sempre è stata indicata come il punto in cui dovevano fermarsi prima di ripartire all’orario prestabilito. Inoltre, per la corsa che va dalla c.da   Calcarelle verso Piazzale Rosselli nessuna denuncia o lamentela è emersa né per quel giorno né, a dire il vero, per altri giorni.  Ma c’è di più,  perché anche dopo l’ordinanza di reintegra emessa dal Tribunale alcuni mesi addietro al lavoratore Giuseppe Donisi,  nonostante gli venisse pagato lo stipendio, non è stato consentito di prestare neppure un solo giorno di lavoro effettivo ( ci chiediamo perché la collettività deve dare contributi ad un’azienda che si permette il lusso di pagare  10 lavoratori per non farli lavorare). Qualche settimana fa, infine, nel periodo dell’emergenza sanitaria, Giuseppe Donisi (e gli altri colleghi ingiustamente licenziati) sono stati posti dall’Azienda in cassa integrazione a zero ore (tutto a carico dello Stato, su cui abbiamo parecchie perplessità sulla legittimità dell’atto per ottenere il finanziamento pubblico considerato che non lavoravano) mentre gli altri dipendenti dell’azienda almeno in parte hanno continuato a lavorare. Resta l’amarezza nel constatare che l’Azienda anziché prendere atto del proprio errore continua imperterrita nel perseguire strade che la portano a sbattere; al contrario, incredibilmente il lavoratore dovrà anche difendersi in un procedimento penale, attivato su accuse dell’azienda per fatti, a nostro parere assolutamente inconsistenti e infondati, ovviamente, anche qui, aspettiamo con fiducia il lavoro della Magistratura.

Questi incresciosi episodi stanno arrecando a Giuseppe Donisi e agli altri lavoratori come lui ingiustamente licenziati un danno che va ben oltre il lato economico. 

La Cgil, inoltre, sottolinea che ha avuto modo più  volte di denunciare le non poche criticità e le lacune del servizio espletato dalla TUA nel Comune di Agrigento in questi anni, come ad  esempio, per ricordarne solo qualcuno, il servizio di Montaperto – Giardina Gallotti che per le caratteristiche strutturali e morfologiche del territorio il servizio pubblico viene espletato con mezzi non omologati, bisogna aggiungere  anche l’assenza del doppio agente ( tra l’altro  imposto dalla Motorizzazione), necessario per espletare il servizio in manovra che avviene anche in retromarcia. Su questo tema nel dicembre scorso il Dirigente comunale rispondendo ad una interrogazione consiliare, aveva riferito che si sarebbe provveduto alla soluzione del problema; naturalmente dopo quasi sei mesi non si è fatto nulla.”

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