“Benedetta innocenza”, risate doc al Teatro della Posta vecchia
Rosario Terranova ammicca al pubblico, lo interroga
Era accaduto già ad Alessandro Gassman e Marco Giallini in un film del 2017 di Massimiliano Bruno “Beata ignoranza” dove ciascuno dei due, patteggiando, doveva rinunciare alle proprie certezze: Filippo (Gassman) doveva andare fuori dalla rete, Ernesto (Giallini) invece doveva entrarci.
Ciascuno doveva mettersi in gioco, a caccia di quell’equilibrio, sempre più precario ai giorni nostri, tra la cieca fiducia di chi si affida alla rete e la totale diffidenza di chi si ostina a stare fuori dall’universo digitale.
In “Benedetta Innocenza” spettacolo andato in scena al Teatro della Posta vecchia, “galeotta” fu invece Jessica di cui il povero Rosario Terranova si innamora attraverso le intriganti foto e il nuovo abeccedario comunicativo degli smartphone.
Un’ora e passa con lo smartphone tra le mani a decifrare, interpretare e sparare gag a tutto spiano su una platea che accoglie tra le immancabili risate le ripetute auto referenzialità cui ci condanna il mezzo-tech che da par suo dovrà avere centinaia di giga di memoria e che sancisce inevitabilmente (per chattati e chattanti) una condanna senza appello allo “schiavitù-tech”.
Rosario Terranova ammicca al pubblico, lo interroga e nessuno si azzarda ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Non è facile arrendersi alla verve di Terranova, una costola del “Gruppetto” che molti ricorderanno in Zelig, Comici da legare e decine di altri spettacoli che hanno “imperversato” in quest’ultimo ventennio “para-post-berlusconiano”.
Quanto gli “editti bulgari” abbiano contribuito ad “addolcire” la satira certo non è “un’altra notizia” e le conseguenze si vedono, ma lo spettacolo “Benedetta innocenza” ne è consapevole e onestamente si attiene alle primarie intenzioni del “Gruppetto” che rivolto agli spettatori esordiva con un “Speriamo di regalarvi spensieratezza pura. La gioia dell’allegria. Altrimenti non avremmo allestito uno spettacolo simile. Una stanza dei giochi, un personalissimo luna-park”.
Tra i “comici da legare” il dibattito rimane sempre aperto