Agrigento

Semestrale Dia, vicequestore Cilona: “Mafia in competizione con lo Stato”

di Giuseppe Castaldo e Irene Milisenda Una mafia di tipo tradizionale, ben radicata alle regole di Cosa Nostra, che però strizza l’occhio a nuovi business e nuove fonti di approvvigionamento. Una comunità, quella mafiosa, che ha bisogno della mitizzazione della figura del boss che, come ci hanno svelato le ultime inchieste, appena uscito dal carcere […]

Pubblicato 4 anni fa

di Giuseppe Castaldo e Irene Milisenda

Una mafia di tipo tradizionale, ben radicata alle regole di Cosa Nostra, che però strizza l’occhio a nuovi business e nuove fonti di approvvigionamento. Una comunità, quella mafiosa, che ha bisogno della mitizzazione della figura del boss che, come ci hanno svelato le ultime inchieste, appena uscito dal carcere torna a prendere le redini del clan in virtù di quello spessore criminale aumentato con il periodo di detenzione. 

E’ questo lo spaccato che esce fuori dalla relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia. A commentare i dati il vicequestore Roberto Cilona, a capo della Dia di Agrigento.

Il semestre di riferimento ci restituisce un contesto in cui la struttura criminale, soprattutto nella sua sfera economica, risulta essere molto forte e trova linfa vitale e liquidità attraverso i mercati criminali dello stupefacente, delle estorsione, dell’usura e i giochi clandestini. Quest’ultimo mercato rappresenta una notevole fonte di liquidità che spesso confluisce nelle casse dei clan. 

Il vicequestore insiste su un aspetto che appare fondamentale oltre che inquietante che va aldilà della capacità militare – oggi sicuramente più debole – o di quella economica: “Una resistente e resiliente attività di tipo identitario. Una comunità criminale, per essere tale, ha la necessità di una narrazione quasi mitologica che vede un percorso di crescita del criminale da semplice soldato a leader. Questa narrazione, in determinati territori come quello agrigentino, rappresenta indubbiamente un punto di forza per l’organizzazione mafiosa perché genera proselitismo. Il giovane, spesso, decide quindi di avvicinarsi alla comunità criminale piuttosto che alla società civile.” ha dichiarato il capo della Dia Cilona.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *