Giudiziaria

“Accoltella padre e figlio per una sigaretta”, 33enne lascia il carcere e va ai domiciliari 

Per il giudice, dunque, rimane intatto l’impianto accusatorio di tentato omicidio ma le esigenze cautelari (ancora presenti) possono essere soddisfatte con una misura meno afflittiva di quella del carcere

Pubblicato 8 mesi fa

Il gip del tribunale di Gela, Roberto Riggio, ha sostituito la misura cautelare della custodia in carcere – con quella meno afflittiva dei domiciliari – nei confronti di Emanuele Montaperto, 33 anni, di Campobello di Licata, accusato di duplice tentato omicidio. Il giudice, alla luce dell’interrogatorio reso dall’indagato, ha deciso di accogliere l’istanza di scarcerazione avanzata dagli avvocati Salvatore Manganello e Salvatore Loggia. Montaperto è stato arrestato negli scorsi giorni con l’accusa di aver tentato di uccidere padre e figlio, anche loro di Campobello di Licata, al culmine di una lite per futili motivi. Alla base dell’aggressione, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, ci sarebbe stato il rifiuto di offrire una sigaretta.

L’indagato, rispondendo al giudice, ha fornito però una versione dei fatti completamente opposta rispetto a quella delle persone offese dichiarando di essere stato aggredito da padre e figlio e che questi ultimi fossero conoscenti anche in virtù di parentele comuni e che si trovavano tutti insieme per raccogliere albicocche.

Scrive il gip: “Quanto prospettato dalla persona offesa se per un verso presenta delle circostanze di verosimiglianza, e cioè che appare alquanto strano che quattro persone di Campobello di Licata si possano essere incontrate casualmente, così come indicato dalle persone offese, in agro di Butera e basata su circostanza facilmente riscontrabili – tuttavia non smentisce il nucleo centrale della ricostruzione operata dalle persone offese, cioè l’utilizzo del coltello verso zone vitali di queste ultime sì da non poter allo stato, far venire meno la gravità indiziaria.”

Per il giudice, dunque, rimane intatto l’impianto accusatorio di tentato omicidio ma le esigenze cautelari (ancora presenti) possono essere soddisfatte con una misura meno afflittiva di quella del carcere. Per questa ragione ha disposto la scarcerazione del 33enne che va così ai domiciliari. La vicenda risale allo scorso 22 maggio. Padre e figlio, impegnati nella raccolta di albicocche, si sarebbero imbattuti nella furia – apparentemente senza alcun movente – del compaesano. Quest’ultimo, dopo aver chiesto una sigaretta, avrebbe prima insultato padre e figlio per poi estrarre un coltello a serramanico con una lama di 19 centimetri. Poi i fendenti che hanno provocato un taglio alla testa al genitore e due tagli – tra gola e petto – al ragazzo. Fondamentale è stato l’intervento di un passante, conoscente delle persone ferite, nonché testimone oculare di parte dell’aggressione.

L’uomo ha caricato padre e figlio in auto e li ha portati in un presidio sanitario a Sommatino dove gli operatori hanno soccorso entrambi prima di trasferirli all’ospedale di Caltanissetta. Le indagini dei carabinieri, anche grazie alla ricostruzione delle persone offese e del testimone nonché al rinvenimento del coltello utilizzato durante l’aggressione, sono così arrivate ad una svolta.

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