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Canicattì, l’auto del giudice Livatino esposta in pubblico per la prima volta

L'auto del giudice Livatino sarà esposta nel complesso San Domenico di Canicattì

Pubblicato 3 anni fa

L’auto del giudice Rosario Livatino, la Ford Fiesta amaranto che conduceva quel tragico 21 settembre quando fu ucciso dai sicari della Stidda, sulla statale 640, all’altezza del viadotto Gasena, è stata esposta per la prima volta in pubblico questa mattina a Canicattì. 

La piccola utilitaria, che inizialmente si diceva fosse andata perduta, è stata affidato dalla famiglia Livatino ad un amico Angelo Terrana, che l’ha parzialmente restaurata e tenuta fino ad ora gelosamente custodita in un garage; oggi lo stesso Terrana, 91 enne, ha voluto donare l’auto al comandante dei Carabinieri della Compagnia di Canicatti, il capitano Luigi Pacifico.

I suoi genitori me l’affidarono dopo la sua morte, volevano che andassi in giro con loro con questa macchina, ma io ho detto “No, il coraggio di guidare questa macchina non ce l’ho”, questo il racconto di Angelo Terrana, colui che ha custodito per 30 anni l’auto di Rosario Livatino. “Io avevo poco più di 20 anni e Rosario era piccolino, aveva 3 anni, e insieme al nonno, lo portavamo a fare una passeggiata lungo la via Regina Margherita. Era educato, bravo in tutti i sensi”, ha continuato nel suo racconto Terrana.

La Ford Fiesta del Giudice Livatino, scortata dalle gazzelle dei carabinieri del Nucleo Radiomobile, dopo un giro tra le vie della città, è stata trasferita a bordo di un carro attrezzi, al complesso San Domenico, dove oggi e domani restera’ in mostra durante gli eventi della Settimana della Legalita’- Collegamenti nel cortile del centro culturale San Domenico.

Grazie al signor Terrana e all’Arma dei Carabinieri, che hanno reso questa giornata memorabile per Canicattì, dice il sindaco Ettore Di Ventura. Adesso, in occasione del Festival Collegamenti in onore dei giudici Livatino e Saetta, abbiamo la possibilità di onorare la memoria del beato Rosario Livatino e dare la possibilità, a tanti concittadini, di rivedere la macchina guidata, quel tragico giorno, dal giudice Livatino”.

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