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Cosa Nostra pronta a sfruttare crisi Coronavirus: maxi blitz con 91 arresti (vd e ft)

La Guardia di Finanza di Palermo ha arrestato 91 tra boss, gregari, estortori e prestanomi di due storici clan palermitani. Il maxiblitz, coordinato dalla Dda di Palermo guidata da Francesco Lo Voi, ha colpito i clan dell’Acquasanta e dell’Arenella. In manette sono finiti esponenti di storiche famiglie mafiose palermitane come quelle dei Ferrante e dei Fontana. Le accuse contestate […]

Pubblicato 5 anni fa

La Guardia di Finanza di Palermo ha arrestato 91 tra boss, gregari, estortori e prestanomi di due storici clan palermitani. Il maxiblitz, coordinato dalla Dda di Palermo guidata da Francesco Lo Voi, ha colpito i clan dell’Acquasanta e dell’Arenella. In manette sono finiti esponenti di storiche famiglie mafiose palermitane come quelle dei Ferrante e dei Fontana. Le accuse contestate sono a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, ricettazione, riciclaggio, traffico di droga, frode sportiva e truffa. L’inchiesta, che disarticola due “famiglie” di spicco di Cosa nostra palermitana, ha svelato gli interessi dei clan negli appalti e nelle commesse sui lavori eseguiti ai Cantieri navali di Palermo, nelle attivita’ del mercato ortofrutticolo, nella gestione delle scommesse online e delle slot-machine, oltre che in quella “storica” del traffico di droga e nelle corse dei cavalli. Lunghissima la lista delle attivita’ commerciali sottoposte al racket del pizzo. Sequestrati anche beni del valore di circa 15 milioni di euro.

Sono nomi noti da decenni agli inquirenti quelli finiti nell’inchiesta della Finanza di Palermo che oggi ha portato a 91 arresti tra boss, gregari ed estortori dei clan dell’Arenella e dell’Acquasanta. Come i Fontana, “famiglia” storica di Cosa nostra palermitana descritta dal pentito Tommaso Buscetta come una delle piu’ pericolose. Dalle indagini e’ emerso il ruolo di vertice di Gaetano Fontana, scarcerato per decorrenza dei termini nel 2013 dall’accusa di mafia, tornato in cella nel 2014 e nel 2017 uscito nuovamente dopo aver scontato la pena. Oggi sono stati arrestati anche i fratelli: Giovanni, un lungo elenco di precedenti per ricettazione, omicidio, porto abusivo di armi e resistenza a pubblico ufficiale, e Angelo, dal 2012 sottoposto all’obbligo di soggiorno a Milano. Per gli inquirenti Gaetano Fontana sarebbe il punto di riferimento indiscusso dei “picciotti” dell’Acquasanta, ruolo che avrebbe mantenuto anche mentre era detenuto. I Fontana gestivano le imprese che operano nella cantieristica navale, nella produzione e commercializzazione di caffe’, e avrebbero il controllo di decine di supermercati, bar e macellerie e del mercato ortofrutticolo, delle scommesse on-line e delle slot machines. I fratelli Gaetano, Giovanni e Angelo Fontana vivevano da tempo a Milano, ma hanno mantenuto forti interessi nel capoluogo siciliano. Altro personaggio di rilievo dell’indagine e’ Giovanni Ferrante, braccio operativo del clan Fontana. Ferrante usava attivita’ commerciali del quartiere per riciclare i soldi sporchi, ordinava estorsioni e imponeva l’acquisto di materie prime e generi di consumo scelti dall’organizzazione. Gia’ condannato per mafia, dal 2016 e’ stato ammesso all’affidamento in prova ai servizi sociali. Uscito dal carcere, ha consolidato la propria posizione di leader all’interno della famiglia mafiosa e per la gestione degli affari illeciti usava come intermediatrice la compagna, Letizia Cina’. Molto temuto, modi violenti, in una intercettazione dopo essere stato scarcerato dice: “Oramai non ho piu’ pieta’ per nessuno! Prima glieli davo con schiaffi, ora glieli do con cazzotti? a colpi di casco… cosa ho in mano… cosa mi viene”. Altro personaggio di spicco e’ Domenico Passarello, a cui era stata delegata la gestione dei giochi e delle scommesse a distanza, del traffico di stupefacenti, della gestione della cassa e della successiva consegna del denaro ai vertici della famiglia per versamento nella cassa comune. 

Cosa Nostra pronta a sfruttare crisi Coronavirus: maxi blitz con 91 arresti

Il quadro dipinto, non frutto di prognosi ma basato su dati di inchiesta, e’ allarmante. “Le misure di distanziamento sociale e il lockdown su tutto il territorio nazionale, imposti dai provvedimenti governativi per il contenimento dell’epidemia, hanno portato alla totale interruzione di moltissime attivita’ produttive, destinate, tra qualche tempo, a scontare una modalita’ di ripresa del lavoro comunque stentata e faticosa, se non altro – scrive il giudice – per le molteplici precauzioni sanitarie da adottare nei luoghi di produzione. Da una parte, l’attuale condizione di estremo bisogno persino di cibo di tante persone senza una occupazione stabile, o con un lavoro nell’economia sommersa, puo’ favorire forme di soccorso mafioso prodromiche al reclutamento di nuovi adepti”. “Dall’altra, il blocco delle attivita’ di tanti esercizi commerciali o di piccole e medie imprese – spiega – ha cagionato una crisi di liquidita’ difficilmente reversibile per numerose realta’ produttive, in relazione alle quali un ‘interessato sostegno’ potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche dell’organizzazione criminale, vale a dire l’usura, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, suscettibili di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione di aziende ai danni del titolare originario”. “Con la crisi di liquidita’ di cui soffrono imprenditori e commercianti – conclude il giudice – i componenti dell’organizzazione mafiosa potrebbero intervenire dando fondo ai loro capitali illecitamente accumulati per praticare l’usura e per poi rilevare beni e aziende con manovre estorsive, in tal modo ulteriormente alterando la libera concorrenza tra operatori economici sul territorio e indebolendo i meccanismi di protezione dei lavoratori-dipendenti”. 

C’e’ anche la frode sportiva e il riciclaggio di denaro sporco realizzato attraverso l’acquisito di puledri di razza nell’inchiesta della Finanza che ha portato all’arresto di boss e gregari mafiosi dei clan dell’Arenella e dell’Acquasanta di Palermo. Cosa nostra investe nel settore dell’ippica e avrebbe truccato gare corse in ippodromi di Torino, Villanova d’Albenga, Siracusa, Milano e Modena. In particolare dall’inchiesta, che ha portato anche al sequestro di 12 cavalli, e’ emerso che l’uomo della cosca nel mondo dell’ippica era Mimmo Zanca, gia’ arrestato in passato, e incaricato di gestire la combine all’interno degli ippodromi, corrompendo e minacciando chi si opponeva.

I fratelli Fontana, esponenti dello storico clan mafioso palermitano dell’Acquasanta, arrestati oggi nel blitz della Dda di Palermo insieme alla madre e a una novantina di boss ed estortori, avevano messo su una redditizia attivita’ imprenditoriale a Milano di commercio di orologi di lusso, attraverso societa’ italiane ed estere gestite tramite prestanomi: denaro a fiumi e riciclaggio dei soldi sporchi della cosca anche grazie alla complicita’ di un commercialista milanese. In una intercettazione uno degli indagati consiglia al boss Giovanni Fontana di acquistare in Inghilterra una societa’ con soli 150 euro, garantendosi cosi’ la possibilita’ di accendere a un numero enorme di conti correnti. Nella conversazione si parla di bonifici di decine di migliaia di euro provenienti da Londra. Il pentito Vito Galatolo ha raccontato ai pm: “mio cugino Angelo Fontana figlio di Stefano, suo fratello Gaetano e Giovanni sono la stessa cosa, nel senso hanno tutto in comune, lui a Milano gestisce tutto a livello? economicamente a livello sugli orologi, brillanti compra vende, manda suo fratello a Palermo, fanno affari con altri gioiellieri”. “Ricordo che molti orologi venivano smerciati all’estero – ha aggiunto Galatolo – in particolare in Germania, dove venivano riciclati con appositi punzoni”. E raccontando di un prestanome ha spiegato: “Gli hanno fatto aprire invece una gioielleria ma con i soldi dei Fontana, e’ uno smercio la’… pure perche’ loro lavorano pure… portano orologi, cose rubate, li portano in giro… a Francoforte, in Germania”. Dichiarazioni involontariamente confermate dal boss Giovanni Fontana in una intercettazione: “Io lo sai perche’ gli vendo gli orologi a lui?… ogni settimana mi porta trentamila.. fissi! Perche’ lui lo sai che venerdi’, viene martedi’ a portarmeli due volte! Quelli di prima e quelli dopo!”. “La giornata e’ questa… guadagni duemila euro al giorno, mille io, mille Gaetano, sto guadagnando ventimila euro al mese, solo la mia parte. Angelo di piu’!… Angelo viaggia… centomila euro al mese fa!”.

C’e’ anche un ex concorrente del Grande Fratello tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Palermo sui clan mafiosi dell’Arenella e dell’Acquasanta. E’ Daniele Santoianni, che ha partecipato alla decima edizione del reality, e che ora e’ ai domiciliari con l’accusa di essere un prestanome del clan. Santoianni era stato nominato rappresentante legale della Mok Caffe’ S.r.l., ditta che commerciava in caffe’, di fatto nella disponibilita’ della cosca. “Con cio’ – scrive il gip – alimentando la cassa della famiglia dell’Acquasanta e agevolando l’attivita’ dell’associazione mafiosa”.

Questi i nomi degli indagati (in carcere): Pietro Abbagnato, Fabrizio Basile, Giulio Biondo, Filippo Canfarotta, Fabio Chiarello, Andrea Ciampallari, Salvatore Ciampallari, Salvatore Ciancio, Letizia Cinà, Gianpiero D’Astolfi, Danilo D’Ignoti, Lorenzo Di Salvo, Giovanni Di Vincenzo; Francesco, Francesco Pio, Giovanni e Michele Ferrante; Angelo, Gaetano, Giovanni e Rita Fontana; Nunzio Gambino, Salvatore Giglio, Roberto Giuffrida, Ivan Gulotta, Roberto Gulotta, Giovanni Mamone, Giulio Mutolo, Sergio Napolitano, Domenico Onorato, Santino Pace, Domenico Passarello, Emilia Passarello, Giuseppe Patuzzo, Gaetano Pensavecchia, Luigi Pensavecchia, Gaetano Pilo, Michela Radogna, Liborio Sciacca, Giuseppe Scrima, Giuseppe Spallina, Angela Teresi, Domenico Zanca, Francesco Charles Fabio, Filippo Lo Bianco; (ai domiciliari): Cristian Ammirata, Antonino Arnone, Lorenzo Badalamenti, Salvatore Badalamenti, Salvatore Barrale, Tommaso Bassi, Antonino Bonura, Cosimo Cangelosi, Antonino Conticelli, Alessandro De Martin, Tommaso Di Lorenzo, Antonino Di Vincenzo, Leonardo Distaso, Giuseppe Gambino, Tommaso Gambino, Giovanni Giannusa, Domenico La Mattina, Ivan Martorana, Davide Matassa, Gerardo Orvieto Guagliardo, Mauro Parussati, Raffaele Pensavecchia, Domenico Pitti, Giuseppe Davide Pizzo, Massimiliano Regge, Carmelo Rubino, Roberto Russello, Rosolino Ruvolo, Giuseppe Salamone, Alessio Salerno, Alessio Sardisco, Giuseppe Scrima, Marco Spina, Pasquale Tantillo, Massimo Tarantino, Giuseppe Bruno Todaro, Nicolò Bruno Todaro, Elvis Vessicchelli, Francesca Zaami, Pietro Leonardo Cotini, Laura Fabio, Vittorio Stanislao Pontieri, Daniele Santoianni, Riccardo Colombo.

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