Dal cellulare smarrito scatta il blitz antidroga: la “capa” è Cristina “Krikkia” Schembri (foto e video)
Un blitz nato quasi per caso che però ben presto si è articolato in una brillante operazione di polizia giudiziaria culminata, dopo quasi due anni di indagini, alle prime luci di questa mattina con l’esecuzione di 15 misure cautelari: nove gli arresti, quattro gli obblighi di dimora, un divieto di dimora nel comune di Agrigento […]
Un blitz nato quasi per caso che però ben presto si è articolato in una brillante operazione di polizia giudiziaria culminata, dopo quasi due anni di indagini, alle prime luci di questa mattina con l’esecuzione di 15 misure cautelari: nove gli arresti, quattro gli obblighi di dimora, un divieto di dimora nel comune di Agrigento e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’inchiesta, coordinata dai sostituti procuratori della Repubblica di Agrigento Sara Varazi e Gloria Andreoli, ed eseguita dagli agenti della sezione antidroga della Squadra Mobile di Agrigento guidata dal vicequestore aggiunto Giovanni Minardi e dal vice Giovanni Franco, ha fatto luce su un importante traffico di sostanze stupefacenti – principalmente hashish e marijuana – che si estendeva tra Favara e Canicattì. Il provvedimento è stato firmato dal gip del Tribunale di Agrigento Alessandra Vella.
L’indagine nasce agli inizi del 2019 con il ritrovamento di un telefono cellulare che da lì a poco si è rivelato un prezioso spunto investigativo per gli inquirenti: nomi, cifre, appuntamenti. La base utilizzata per smerciare la droga era una “casuzza”, così come descritta dagli indagati, presa in affitto. Documentati 72 episodi di cessione di sostanza stupefacente perfino nei pressi di una caserma che, come prevede la legge in materia, ha anche fatto scattare l’aggravante contestata oggi. Nell’operazione coinvolto anche un richiedente asilo – che fino ad oggi risiedeva in una comunità alloggio ad Agrigento.
Ventuno in tutto le persone indagate. Agli arresti domiciliari sono finiti: Gabriele Gramaglia, 24 anni; Angelo Stagno, 31 anni di Favara; Floriana Pia Pullara, 21 anni di Pescia e residente a Favara; Calogero Sorce, 27 anni di Favara; Antonio Sciortino, 44 anni di Favara; Cristina Schembri, 21 anni; Michele Bongiorno, 30 anni di Favara; Carmelo Papia, 34 anni di Favara;Calogero Mulè, 29 anni di Canicattì. Obbligo di dimora per Bryan Pullara, 21 anni di Favara; Antonio Baldacchino, 20 anni di Favara; Giovanni Lombardo, 26 anni di Favara; Simona Schembri, 22 anni. Divieto di dimora ad Agrigento per Bah Ousmane, 20 anni, richiedente asilo. Obbligo di presentazione alla pg per Lorenzo Maria, 31 anni di Favara.
E’
attorno a Cristina Schembri, 23 anni, che ruotava la fitta rete di spaccio di
hashish, marijuana e cocaina, scoperta dagli agenti della Squadra Mobile di Agrigento
tra la città della Valle dei templi, Canicattì e Favara.
Ventuno
gli indagati e 15 le misure cautelari eseguite.
Un’attività
gestita in modo “spregiudicato”, come sottolineano gli investigatori,
tanto da arrivare a spacciare dinanzi la caserma dei carabinieri di Favara.
“Spacciare davanti la caserma… fatto”
dice Schembri dopo aver ceduto, insieme al suo braccio destro Floriana Pia
Pullara, una dose di hashish da 1,2 grammi a un minorenne.
La
vendita al dettaglio da parte delle indagate, sottolinea il Gip di Agrigento Alessandra
Vella nell’ordinanza, “avveniva principalmente presso la cosiddetta
‘casuzza’, un immobile nella disponibilità di Cristina Schembri e Floriana Pia
Pullara riconosciuto dai consumatori di stupefacente come luogo di
spaccio”.
Sempre
lo stesso il modus operandi: Schembri, nella maggior parte dei casi insieme a
Pullara, provvedeva a contattare, in base alle esigenze e alla disponibilità
economica, diversi fornitori e, successivamente all’acquisto, procedeva allo
smercio insieme a Pullara o avvalendosi di altri soggetti per la vendita a
dettaglio del ‘panetto’.
A fare
scattare le indagini è stato il ritrovamento il 5 febbraio dello scorso anno a
San Leone, località balneare di Agrigento, di due involucri contenenti hashish
e di un cellulare con una conversazione Whatsapp ancora aperta. E’ stato così
che gli investigatori della Squadra mobile di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi,
sono riusciti a ricostruire la fiorente rete di spaccio che inondava,
soprattutto le piazze di Favara, di hashish. Droga venduta a giovanissimi
clienti, spesso anche minorenni, utilizzando un linguaggio in codice per
eludere le indagini.
Un ruolo
chiave per gli investigatori era rivestito da Cristina Schembri e Floriana
Pullara, rispettivamente di 19 e 21 anni, entrambe finite in manette oggi.
Da
consumatrici di droga a pusher di quantitativi sempre maggiori di sostanza
stupefacente ‘leggera’. Con una rete di “giovanissimi collaboratori e con
ambizioni di crescita”. Eccola la ‘scalata’ di Cristina Schembri e
Floriana Pullara, arrestate oggi dalla Squadra mobile di Agrigento nell’ambito
di un blitz antidroga che ha smantellato una fiorente attività di spaccio.
A
scriverlo nero su bianco è il gip Alessandra Vella, puntualizzando che proprio
Schembri, “risulta la figura
principale della indagine. In ogni circostanza oggetto di captazione,
emergeva, indiscutibilmente, la sua leadership”. Accanto a lei, nell’attività
di acquisizione della droga e di vendita c’era Floriana Pullara, “vera e propria consigliera in merito a
scelte e decisioni da assumere”.
Lo spaccio avveniva principalmente presso la cosiddetta ‘casuzza’, un immobile nella
disponibilità delle due giovani donne. E gli affari andavano a gonfie vele.
“Ci puoi andare… ci puoi andare –
diceva a un suo collaboratore -. Comunque
ti metti tutte le stecchette in tasca e… ti arriveranno un bordello di
chiamate. Tanto tu sei piedi piedi in piazza […] minchia domani ci facciamo
già 80 euro sicuri eh…”.