Tutti lo cercano ma nessuno lo trova. In effetti non si hanno tracce di Joseph Mifsud, ex presidente del Cupa di Agrigento dal 2009 al 2012 finito al centro dello scandalo internazionale “Russiagate”, dall’1 novembre 2017 data in cui rilasciò un’intervista al quotidiano Repubblica affermando di non essere una spia manovrata da CIA ed FBI. 

Joseph Mifsud è presente infatti nell’elenco dei testimoni che dovrebbe comparire a deporre nell’ambito del processo a Olga Matraxia, dirigente del polo universitario agrigentino, a giudizio per l’ipotesi di reato di omissione di atti d’ufficio (oggi in aula sentita la parte civile). Tra i tanti pensieri che vagano per la testa del professore – accusato di essere una spia internazionale – siamo certi che quello di venire a testimoniare in un processo ad Agrigento sia tra gli ultimi.

Anche perché lo cerca mezzo mondo. Secondo quanto rivela il New York Times la figura dell’ex capo dell’università agrigentina sarebbe stata al centro dell’incontro tra il ministro della giustizia americana e i vertici dei servizi segreti italiani a cui il professore – questa è la tesi del quotidiano – si sarebbe rivolto in cerca di protezione. Mifsud viene catapultato  al centro di uno degli scandali internazionali più grandi venendo indicato quale l’agente segreto che avrebbe rivelato al consigliere del presidente americano Trump la presenza di numerose email compromettenti riguardanti il competitor alla corsa presidenziale Hillary Clinton. 

Il processo continuerà ugualmente il prossimo 26 febbraio davanti i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento. Sicuramente senza Joseph Mifsud.