Favara, un mese fa l’omicidio di Lorena, il punto delle indagini
E’ passato un mese, ma ancora non è passato lo choc per quanto accaduto. Trenta giorni fa, in una villetta di Furci Siculo, paesino alle porte di Messina, veniva uccisa Lorena Quaranta, 27enne studentessa di Medicina, nativa di Favara. Un omicidio avvenuto per mano di chi diceva di amarla, Anto De Pace, suo fidanzato, col […]
E’ passato un mese, ma ancora non è passato lo choc per quanto accaduto.
Trenta giorni fa, in una villetta di Furci Siculo, paesino alle porte di Messina, veniva uccisa Lorena Quaranta, 27enne studentessa di Medicina, nativa di Favara.
Un omicidio avvenuto per mano di chi diceva di amarla, Anto De Pace, suo fidanzato, col quale conviveva e nel quale riponeva la massima fiducia.
Si trova in carcere De Pace, accusato di omicidio volontario. Delirante il suo interrogatorio reso nelle ore successive al femminicidio davanti i magistrati: avrebbe dichiarato di aver ucciso la fidanzata perché convinto che gli avesse trasmesso il Coronavirus, ipotesi del tutto smentita dal fatto che i tamponi, effettuati ad entrambi, hanno dato esito negativo al Covid-19.
Un omicidio che non ha ancora un movente e sul quale continua l’incessante lavoro degli inquirenti per cercare di ricostruire con esattezza cosa è avvenuto nell’appartamento di Furci Siculo. Sono stati analizzati i tabulati telefonici che, però, non avrebbero fornito particolari indicazioni agli inquirenti. Sembrano non sia stato trovato nulla di anomalo.
Le indagini continuano.
L’autopsia ha confermato l’ipotesi che si era fatta strada fin dalle
prime ore successive al delitto: morte per strangolamento. Ma c’è di
più. La giovane favarese, col sogno nel cassetto di diventare medico, sarebbe stata oggetto di una brutale aggressione:
prima colpita con un coltello all’addome, lo stesso con cui il
fidanzato-carnefice si sarebbe provocato tagli ai polsi nel tentativo
non riuscito di suicidarsi, poi percossa con calci ma anche con l’uso di
un oggetto contundente, probabilmente una lampada con cui l’avrebbe
colpita ripetutamente.
Una famiglia distrutta, la famiglia Quaranta, molto stimata in paese, un paese, Favara, addolorato, sotto choc, che ha seguito la vicenda sin da subito e che ha accolto la sua giovane figlia in un feretro trasportato in un corteo che ha attraversato le vie cittadine tra lacrime e grida, con la gente che ha voluto omaggiare Lorena con il lancio petali di rose e applausi e lenzuola bianche nei balconi. Nessun funerale, per via dell’emergenza coronavirus, solo una fugace benedizione della salma al cimitero di Favara con la presenza dei familiari.
Oggi, a ricordare Lorena, tante iniziative, dal premio “Mimosa d’oro” a lei assegnato, alla volontà di collocare una panchina rossa nel paese natìo, per ricordarla e che faccia da monito e sensibilizzazione alle donne vittime di violenza o di femminicidio, l’annuncio del Rettore dell’università di Messina di voler conferire la laurea Honoris causa.
Ma c’è, soprattutto il ricordo di una famiglia, degli amici, di una città intera che, seppur ancora attonita e affranta, non dimentica e non dimenticherà mai una sua figlia così sfortunata.