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Femminicidio a Gela, il Procuratore Vella: “l’ha aggredita brutalmente e uccisa a mani nude”

I particolari dell'efferato femminicidio sono stati resi noti dal Procuratore di Gela, Salvatore Vella a margine di una conferenza stampa

Pubblicato 54 minuti fa



I Carabinieri del Reparto Territoriale Carabinieri di Gela, a conclusione di serrate indagini, hanno dato esecuzione a ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Gela, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di  Lucian Stan, bracciante agricolo di 40 anni indagato per l’omicidio di Veronica Abaza, badante romena di 64 anni, avvenuto lo scorso 17 settembre a Gela; all’indagato si contestano altresì, in sede cautelare, le aggravanti di aver commesso il fatto nei confronti di persona convivente o comunque legata da relazione affettiva.

In particolare, la vicenda ha origine dall’intervento effettuato dai Carabinieri la notte dello scorso 17 settembre in un’abitazione del centro, ove era stata segnalata la presenza del corpo esanime di una donna.

Le prime informazioni testimoniali assunte descrivevano un quadro apparentemente scevro da possibili dinamiche di natura violenta correlate al decesso, come invece in seguito le approfondite indagini riveleranno: la donna sarebbe rientrata poche ore prima in casa in evidente stato di ebbrezza, chiedendo anche aiuto per deambulare, per poi coricarsi prima del sopraggiungere della morte.

Ma le ecchimosi diffuse sul corpo della vittima e i rilievi tecnici effettuati sulla scena del rinvenimento già raccontavano molto di più e di diverso rispetto a questa prima versione, come in seguito accertato dalle convergenti emergenze investigative e corroborato dall’esame autoptico.

I contenuti dichiarativi raccolti dai Carabinieri, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Gela, consentivano di orientare le indagini in direzione dell’odierno arrestato, soggetto di indole violenta e che già più volte in passato aveva cagionato lesioni personali alla vittima, mai denunciate per timore di ritorsioni.

A corroborare il quadro indiziario assunto dalle fonti dichiarative la relazione preliminare sull’autopsia giudiziaria eseguita sul corpo della donna: secondo quanto accertato dal medico legale, infatti, la causa del decesso sarebbe da ricondurre a “grave politrauma cranico-encefalico e toraco addominale chiuso, condizionante una insufficienza cardiaca”, lesioni da ricondurre a natura traumatica e all’azione meccanica violenta di terzi – esercitata con pugni e calci ma anche per urto della testa contro una struttura rigida – mentre sul torace e sull’addome sarebbero stati realizzati meccanismi di compressione e schiacciamento descritti plasticamente nel provvedimento cautelare con “l’aggressore che sormonta a cavalcioni la vittima”.

Il Giudice per le indagini Preliminari presso il Tribunale di Gela, condividendo il quadro indiziario posto a fondamento della richiesta di misura cautelare formulata dalla Procura della Repubblica, ha emesso pertanto ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti dell’indagato.

Si precisa il procedimento è nella fase delle indagini preliminari e, come previsto dalla Costituzione, per l’indagato vale il principio di presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva.

LA CONFERENZA STAMPA ALLA PRESENZA DEL PROCURATORE SALVATORE VELLA

 “L’ha aggredita brutalmente, nella loro abitazione di via Amendola, e uccisa a mani nude”. Così il procuratore capo di Gela, Salvatore Vella, in conferenza stampa, ha ricostruito i particolari di quello che ha definito “un efferato femminicidio”, con l’uccisione della sessantaquattrenne Veronica Abaza da parte del convivente quarantenne Lucian Stan, arrestato e attualmente detenuto in carcere.

L’indagato è un uomo violento e la sua condotta andava avanti da anni – hanno riferito i pm e i carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta – la vittima però non aveva mai denunciato”. Stan avrebbe cercato di modificare la scena del crimine, “eliminando le macchie di sangue”. “Ha cercato di minacciare diversi connazionali che vivono in città e conoscevano la situazione nel rapporto con la donna. La comunità romena però ha collaborato, aiutandoci”, è stato aggiunto in conferenza stampa. Anche nel corso dell’interrogatorio di garanzia, il quarantenne avrebbe fornito una versione legata a un presunto incidente domestico, dovuto all’assunzione di alcool da parte della donna. Aspetti che non hanno convinto fin dall’inizio gli investigatori, inducendoli a effettuare l’autopsia sul corpo della vittima, dalla quale sono emersi elementi che hanno fatto scattare l’arresto e l’accusa di omicidio. Sono circa 150 i procedimenti attivati dalla procura gelese, nel 2025, per ipotesi di reato di stalking e minacce a danno di donne. 

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