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Femminicidio, chiesto rinvio a giudizio per killer di Lorena Quaranta

L'ex fidanzato della giovane favarese dovrà rispondere dell'accusa di omicidio con l'aggravante della premeditazione

Pubblicato 3 anni fa

Il sostituto procuratore della Repubblica Roberto Conte ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Antonio De Pace, 28enne calabrese, accusato di aver ucciso la fidanzata e aspirante dottoressa Lorena Quaranta, originaria di Favara, nel marzo scorso.

L’udienza preliminare si celebrerà il prossimo 2 dicembre davanti il Gup del Tribunale di Messina. L’accusa per De Pace è omicidio aggravato della premeditazione. 

La vicenda. 

L’omicidio si consuma all’interno dell’abitazione di Furci Siculo che i due fidanzati condividevano. Dopo un litigio De Pace scatena la furia omicida sulla giovane favarese uccidendola e chiamando subito dopo i carabinieri: “Ho ucciso la mia fidanzata”. Una confessione che però non ha mai convinto del tutto gli inquirenti messinesi soprattutto in assenza di una indicazione del movente. De Pace in prima battuta ha dichiarato di aver ucciso Lorena perché convinto di aver contratto il Covid-19 a causa sua. Circostanza che però è stata da subito smentita dai tamponi eseguiti ad entrambi che sono risultati negativi. A chiusura delle indagini la Procura ha pure contestato le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi nei confronti di De Pace: secondo gli inquirenti il 28enne avrebbe ideato e pianificato l’omicidio e questo sarebbe dimostrato dal fatto di aver inviato alcuni messaggi ai parenti più stretti manifestando la volontà di trasferire i propri risparmi ai nipoti. Tutti i familiari di Lorena, che si costituiranno parte civile nel processo, sono rappresentati dall’avvocato Giuseppe Barba. 

La laurea. 

Il mese scorso l’Università di Messina ha conferito la laurea in medicina e chirurgia a Lorena facendo così diventare realtà il sogno della giovane vittima. La tesi di Lorena, dal titolo “Immunodeficienze selettive: la candidiasi mucocutanea cronica” è stata discussa da un’amica e collega, Vittoria Patorno.

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