Apertura

La strage di Ravanusa, chiesta (di nuovo) archiviazione per 10 indagati

Il figlio del prof. Carmina e di Carmela Scibetta, due delle nove vittime della strage, si è opposto alla richiesta di archiviazione

Pubblicato 54 minuti fa

La procura di Agrigento ha avanzato per la seconda volta una richiesta di archiviazione nei confronti di dieci responsabili regionali e nazionali di Italgas coinvolti nell’inchiesta sulla strage di Ravanusa. Era l’11 dicembre 2021 quando una gigantesca fuga di gas provocò una esplosione che devastò un intero quartiere con 9 vittime rimaste schiacciate sotto le macerie delle palazzine. Il figlio di Pietro Carmina, professore di filosofia al Liceo Foscolo di Canicattì, e Carmela Scibetta, dirigente del comune di Ravanusa, non ci sta e si è opposto nuovamente alla richiesta di archiviazione.

“Il mio cliente ha sempre sostenuto e voluto la ricerca della verità, vuole ricercare quello che ha portato all’esplosione e trovare le risposte che fino adesso non sono state individuate – dice il legale di Mario Carmina intervistato da TgR – Abbiamo chiesto, data la mancata risposta ai quesiti posti dal gip, l’imputazione coatta nei confronti degli indagati perchè nonostante vi sia una carenza di documentazione di collaudo i dirigenti e tecnici di Italgas non potevano non sapere.” 

Il prossimo 15 maggio, intanto, riparte il processo a carico delle uniche due persone rinviate a giudizio per l’esplosione: si tratta di Guido Catalano, l’ingegnere di 78 anni, direttore tecnico della Siciliana Gas al momento della posa della condotta del metano nel luogo in cui avvenne l’esplosione nonche’, firmatario, nel 1999 del collaudo tecnico-amministrativo, e Carmelo Burgarello, 89 anni, responsabile tecnico della A.Mi.Ca. Srl, l’impresa incaricata dalla committente Siciliana gas di eseguire i lavori di messa in posa della tubazione “incriminata”. Per la procura di Agrigento a causare la micidiale deflagrazione, che provocò  la distruzione totale di cinque palazzine e il crollo parziale di altre cinque, oltre al pesantissimo bilancio di nove vittime, è stato il cedimento strutturale di una saldatura del raccordo ad “S” della tubazione della rete gas cittadina, che scorreva sotto la via quasi all’altezza dell’intersezione tra la via Trilussa e la via Pascoli. 

LE VITTIME 

Il primo corpo ritrovato è stato quello di Pietro Carmina, professore di filosofia al Liceo Foscolo di Canicattì. Da tre anni era in pensione. Un suo discorso rivolto agli studenti, ripreso anche dal presidente della Repubblica Mattarella in occasione del discorso di fine anno alla Nazione, riecheggia ancora oggi:“Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato; una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita. Una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista.”. Maria Crescenza “Enza” Zagarrio e Calogera Gioacchina Minacori, per tutti Liliana, sono le altre due vittime ritrovate poche ore dopo il professore. Due, invece, le sopravvissute – le uniche – a questo inferno: le cognate Giuseppa Montana e Rosa Carmina. Entrambe, dopo essere state estratte dalle macerie, sono state ricoverate all’ospedale di Licata in buone condizioni ma con il terribile fardello di non conoscere i destini degli altri familiari coinvolti. Il 14 dicembre, tre giorni dopo l’esplosione, a Ravanusa ci sono 140 vigili del fuoco che scavano ancora tra le macerie. All’alba il ritrovamento di altri quattro cadaveri: Selene Pagliarello, trentenne infermiera in servizio all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, al nono mese di gravidanza, e Giuseppe Carmina, suo marito. Si erano sposati qualche mese prima dopo il rinvio a causa del covid. Poi la decisione di allargare la famiglia . Per il pargolo in grembo era stato scelto il nome di Samuele. Il piccolo sarebbe dovuto venire alla luce il 15 dicembre. Una tragedia nella tragedia. Insieme a quelli della giovane coppia sono stati ritrovati poi anche i cadaveri di Carmela Scibetta, moglie del professore Pietro Carmina, dirigente del comune di Ravanusa, e Angelo Carmina, padre di Giuseppe. Le ultime salme rinvenute in ordine di tempo sono state quelle di Calogero Carmina, 59 anni, e del figlio Giuseppe, 33 anni, sposato con due figli. Entrambi erano a pochi metri di distanza l’uno dall’altro nella zona del garage. Si erano visti proprio quel giorno con il figlio che aveva appena consegnato la macchina al genitore. Poi l’esplosione.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *