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“Mafia e scommesse a Licata”, dissequestrati quasi 81 mila euro 

Per i giudici il denaro, sequestrato alla moglie e a una società del principale indagato, è stato acquisito lecitamente

Pubblicato 2 ore fa

Via libera al dissequestro di due somme di denaro, pari a quasi 81 mila euro, precedentemente poste sotto sequestro nell’ambito dell’inchiesta “Breaking Bet”, l’indagine coordinata dalla Dda di Palermo ed eseguita dalla Dia di Agrigento, che avrebbe fatto luce sugli interessi della famiglia mafiosa di Licata nel settore delle scommesse online. Per i giudici il denaro, sequestrato alla moglie e a una società del principale indagato, è stato acquisito lecitamente e serviva a pagare il concessionario come corrispettivo per l’esercizio dell’attività legale di scommesse. 

Accolta, dunque, l’istanza avanzata dall’avvocato Salvatore Pennica che difende l’imprenditore Salvatore Corvitto, 51 anni, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di intermediazione nella raccolta di gioco e anche estorsione. Per gli inquirenti, Corvitto è la tipica figura dell’imprenditore colluso, contiguo agli interessi economici delle famiglie mafiose di Licata e Campobello di Licata.

Corvitto, uscito indenne dall’inchiesta Totem da cui è stato assolto dal tribunale di Agrigento, avrebbe stretto un patto con Cosa nostra mettendo a disposizione le sue strutture societarie, assumendo persone vicine alle cosche e contribuendo al sostentamento dei detenuti in carcere in cambio di protezione mafiosa sul territorio che gli avrebbe garantito  un ruolo di monopolio nel settore. A Corvitto, inoltre, viene anche contestata una estorsione ai danni di un imprenditore del posto.

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