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Migrante investito e ucciso dopo fuga da Villa Sikania, fermato 34enne: feriti tre poliziotti

Tragedia nella notte a Siculiana dove un migrante eritreo, Anwar Sied, di 20 anni, è stato investito da un Suv condotto da un 34enne empedoclino e ucciso lungo la strada statale 115 dopo esser fuggito dal centro di accoglienza di Villa Sikania. Nell’impatto feriti anche tre agenti di polizia che stavano inseguendo il giovane immigrato […]

Pubblicato 4 anni fa

Tragedia nella notte a Siculiana dove un migrante eritreo, Anwar Sied, di 20 anni, è stato investito da un Suv condotto da un 34enne empedoclino e ucciso lungo la strada statale 115 dopo esser fuggito dal centro di accoglienza di Villa Sikania. Nell’impatto feriti anche tre agenti di polizia che stavano inseguendo il giovane immigrato per ricondurlo all’interno della struttura. Due dei tre poliziotti sono in buone condizioni seppur feriti mentre il terzo ha riportato la frattura di tibia e perone e pertanto ricoverato all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento dove è stato già operato. 

Una tragedia per certi versi annunciata. La struttura è stata già nelle scorse settimane teatro di fughe di migranti. Nella pomeriggio di ieri è andata in scena una protesta plateale da parte di alcuni ospiti del centro con urla, grida e addirittura una vera e propria manifestazione sopra i tetti. Sul posto le forze dell’ordine avevano in parte riportato la calma. Poi, ancora una fuga. Poco dopo la mezzanotte un ventenne eritreo tenta la fuga e si dirige verso la strada statale. A rincorrerlo ci sono tre poliziotti. Poi il tragico schianto: il Touareg guidato dal 34enne empedoclino centra in pieno il migrante e ferisce i tre agenti di polizia che si salvano soltanto per prontezza di riflessi gettandosi aldilà del guardrail. 

Il 34enne empedoclino è stato posto in stato di fermo al termine di alcuni accertamenti. E’ possibile che venga contestata anche l’omissione di soccorso in quanto, secondo una prima ricostruzione, non si sarebbe fermato immediatamente dopo l’impatto. 

“La morte di un ragazzo e’ un grande dispiacere”. Cosi’ il sindaco di Siculiana Leonardo Lauricella commenta il decesso del 20enne in fuga investito da un’auto sula strada statale 115. “Dimostra ancora una volta che il centro di accoglienza non e’ idoneo – continua – Noi continueremo la nostra azione legale chiedendo la chiusura di una struttura che non rispetta le regole e si comporta come una giurisdizione a se’. Sembra la Citta’ del Vaticano dentro Roma. Sono davvero amareggiato per la morte del giovane e per il ferimento dei tre poliziotti, chiediamo che il centro venga chiuso”.

“Purtroppo è successo quello che non doveva succedere e poteva avere conseguenze ben più gravi se due nostri colleghi non avessero avuto la prontezza di gettarsi oltre il guardrail salvandosi, anche se con ferite molto serie”. E’ Fabio Conestà, segretario generale del sindacato di Polizia Mosap, a commentare quanto accaduto ieri sera a Siculiana. “Ancora un tentativo di fuga dai centri di accoglienza – continua Conestà – con i nostri operatori che, in condizione di sicurezza sempre più precarie e con regole di ingaggio molto fumose, hanno comunque tentato di bloccare il giovane rischiando la vita. Dispiace molto per il ventenne eritreo ma ora basta, così non si può andare avanti. E’ in gioco la sicurezza nazionale e la sicurezza sanitaria”.

“Una tragedia evitabile. E morto un migrante, poteva morire un poliziotto. E inaccettabile che possa perdere la vita così qualsiasi persona. I temi dell’immigrazione, come sosteniamo da tempo, non possono essere trattati come emergenziali e soprattutto non come questioni di ordine pubblico”. Lo sostiene Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil. “La politica deve avere la forza – dice Tissone – di dare risposte certe ai cittadini, ai poliziotti e a chi arriva nel nostro paese: bisogna coniugare sicurezza e accoglienza, non c’è altra via. Per farlo però servono regole chiare e protocolli operativi concreti che, ad esempio, consentano alle lavoratrici e ai lavoratori in divisa di sapere se i migranti con cui sono in contatto abbiano contratto il Covid-19”. “Non possiamo mettere a rischio la vita delle persone – conclude il sindacalista – e dobbiamo garantire condizioni di lavoro adeguate e sicure per gli operatori. Lo chiediamo e lo ribadiamo con forza anche per non alimentare quel corto circuito di paura tra la gente che alimenta odio e razzismo”. 

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