Agrigento

Migranti: Tribunale ministri Palermo al lavoro su indagine Salvini, coinvolto anche Piantedosi

Al lavoro da ieri mattina i tre giudici, tutte donne, del Tribunale dei ministri di Palermo che dovranno decidere, entro i prossimi 90 giorni, se archiviare o trasmettere al Senato il procedimento a carico dell’ex ministro Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona e abuso di atti di ufficio. Gli atti – come specifica AdnKronos […]

Pubblicato 4 anni fa

Al
lavoro da ieri mattina i tre giudici, tutte donne, del Tribunale dei ministri
di Palermo che dovranno decidere, entro i prossimi 90 giorni, se archiviare o
trasmettere al Senato il procedimento a carico dell’ex ministro Matteo Salvini,
indagato per sequestro di persona e abuso di atti di ufficio. Gli atti – come specifica
AdnKronos – sono arrivati al Tribunale dei ministri l’altro ieri mattina dalla
Procura di Palermo che ha chiesto di indagare sul leader della Lega ma anche,
in concorso, sul capo di gabinetto Matteo Piantedosi, come chiede la Procura di
Palermo.

Secondo
i magistrati Piantedosi era a capo della catena di comando nelle decisioni
sull’approdo dei migranti. La vicenda risale allo scorso agosto quando la nave
‘Open Arms’ con a bordo 164 persone era rimasta per giorni davanti alle coste
di Lampedusa a causa del divieto di approdo voluto da Salvini.

La
Procura di Agrigento, in quel frangente, invocò l’emergenza sanitaria e fece
sbarcare i migranti a bordo e sequestrò l’imbarcazione. I Pm aprirono quindi un
fascicolo inizialmente contro ignoti per sequestro di persona. Due settimane fa
l’iscrizione nel registro degli indagati di Salvini. Ecco perché il fascicolo è
stato inviato a Palermo. E da qui al Tribunale dei ministri, con il nome del
capo di gabinetto che si aggiunge a quello di Salvini.

Entro
90 giorni i tre giudici dovranno scegliere se disporre l’archiviazione oppure
chiedere l’autorizzazione a procedere al Senato.

Un
anno fa per il caso Diciotti, un caso analogo, il Tribunale dei ministri
dichiarò l’incompetenza territoriale e inviò gli atti a Catania, dove i
colleghi decisero di mandare le carte al Senato. Qui fu votato il no
all’autorizzazione a procedere per l’ex ministro.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *