Agrigento

Migranti: tunisino si getta da nave quarantena e muore (vd e ft)

E’ stato ritrovato morto Bilal Ben Messaud, il tunisino di 28 anni che, alle 4,25 circa di stamani, si è gettato in acqua dalla nave quarantena “Moby Zaza’” che è in rada a Porto Empedocle. Il corpo priva di vita è stato ritrovato a circa 2 miglia da San Leone ad Agrigento dopo essere stato […]

Pubblicato 4 anni fa

E’ stato ritrovato morto Bilal Ben Messaud, il tunisino di 28 anni che, alle 4,25 circa di stamani, si è gettato in acqua dalla nave quarantena “Moby Zaza’” che è in rada a Porto Empedocle. Il corpo priva di vita è stato ritrovato a circa 2 miglia da San Leone ad Agrigento dopo essere stato avvistato da un elicottero della Guardia di finanza.

Porto Empedocle, le fasi del recupero della salma

L’uomo, che indossava il giubbotto salvagente,  si è gettato dalla nave, da un’altezza di 15 metri e relativo impatto con l’acqua devastante, in piena notte e per lui non c’è stato niente da fare. Non si conoscono i motivi del gesto. A bordo ci sono altri 120 migranti, arrivati nei giorni scorsi a Lampedusa.

Porto Empedocle, gli inquirenti al porto

A lanciare l’allarme sono stati i suoi connazionali a bordo della Moby Zazà e immediatamente  la Capitaneria di porto ha avviato le ricerche con le motovedette un elicottero e un aereo.

Porto Empedocle, le fasi del recupero della salma: intervento della polizia scientifica

 Sulla vicenda la Procura della Repubblica di Agrigento, con a capo Luigi Patronaggio, ha aperto un’inchiesta, affidata al pm Sara Varazi, delegando per le indagini la Guardia di Finanza. Ieri era stata evacuata dalla nave una donna di 32 anni, perche’ in condizioni di stress. La Moby Zaza’, nave per la quarantena, e’ tornata in rada a Porto Empedocle con 121 migranti a bordo distinti in due gruppi di 53 e 68. 

“Poteva essere ere accolto a terra ma è morto su una nave-quarantena, l’invenzione creata dal governo al solo scopo di giustificare la decisione incomprensibile di dichiarare non sicuri i porti italiani. Per i naufraghi si è rivelata una nuova prigione”. Così su Twitter la ong Sea Watch.

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