Omicidio Vivacqua: annullati ergastoli a killer e assolti presunti mandanti
Ancora un colpo di scena
Ancora un colpo di scena nella lunga vicenda giudiziaria scaturita dall’omicidio dell’imprenditore di Ravanusa Paolo Vivacqua, freddato con sette colpi di pistola nell’ufficio della sua azienda a Desio il 14 novembre 2011. I giudici della seconda sezione penale della Corte d’Assisi di Appello di Milano hanno assolto i presunti mandanti del delitto – Salvino La Roca e Diego Barba, difesi dagli avvocati Manganello, Fregerò e Cacciuttolo- ed annullato gli ergastoli ai due esecutori materiali, escludendone la premeditazione. Per Antonino Giarrana e Antonino Radaelli ( difesi dagli avvocati Orlando, Pagliarello e Sala) niente più carcere a vita ma venticinque anni di condanna.
Una vicenda complessa quanto quella giudiziaria. Esattamente un anno fa la quinta sezione della Corte di Cassazione aveva annullato il verdetto con rinvio alla Corte d’Assise di Milano. E’ la quinta sentenza che viene pronunciata in questo procedimento. La Corte di Cassazione aveva infatti annullato il primo processo d’Appello per La Rocca e Barba mentre aveva escluso le aggravanti nei confronti dei due killer. In primo grado e in Appello è stata assolta anche Germana Biondo, moglie di Paolo Vivacqua. L’imprenditore fu ucciso all’interno dei locali della sua azienda in via Bramante, a Desio. E’ stato freddato con sette colpi di arma da fuoco.
Il movente a distanza di quasi nove anni rimane ancora un mistero: da una possibile pista passionale alla vendetta per un pestaggio subito da Barba che i figli di Vivacqua indicavano quale amante della Biondo. Nel processo di primo grado si era fatto largo l’ipotesi del movente economico con la famigerata storia legata ad una valigetta contenenti cinque milioni di euro dell’affare Bricoman.