Operaio morto nel crollo a Torre di Gaffe: processo da rifare dopo 15 anni
Cancellata la condanna all'ingegnere che dirigeva i lavori di ristrutturazione
Condanna cancellata e processo d’Appello da rifare. Lo ha disposto la Corte di Cassazione che si è pronunciata sulla vicenda scaturita dalla morte dell’operaio Mircea Spiridon, 33enne lavoratore in nero in un cantiere, travolto dal crollo di un palazzo di cinque piani e diciassette appartamenti nel 2006. Annullata, dunque, la condanna ad un anno di reclusione dell’ingegnere Vincenzo Marchese Ragona, direttore dei lavori di ristrutturazione. Bisognerà rifare un nuovo processo di secondo grado. Nella stessa vicenda il titolare dell’impresa fu condannato a due anni e tre mesi di reclusione.
Il crollo, come detto, risale al settembre 2006. A dire il vero la palazzina in oggetto, costruita negli anni 70 e solamente in modo parziale sanata nel tempo, era divenuta nota due anni prima quando gli agenti del commissariato di Licata arrestarono l’allora latitante Rosario Scerra. Due anni più tardi un altro evento sconvolse quella porzione di terra tra Palma di Montechiaro e Licata. Mircea Spiridon lavorava in nero nel cantiere. Quando la palazzina crollò rimase letteralmente schiacciato da un muro di cemento e da resti di carrozzeria di un’automobile. Ma non morì. Si pensò al miracolo quando la Protezione Civile, dopo ore di ricerca, riuscì a trovarlo ed estrarlo (seppur amputandogli entrambi i piedi) e ricoverarlo d’urgenza all’ospedale S.Elia di Caltanissetta. Poco dopo, per la grave emorragia, il 33enne morì.