Processo “Montagna”, Peppe Quaranta interrogato a Roma (Rebibbia) per motivi di sicurezza
Due giorni da protagonista assoluto. Due giorni, il 16 e il 17 ottobre nell’aula bunker del carcere di Rebibbia per offrire alla giustizia la sua nuova esperienza di mafioso ma con le vesti odierne del pentito. Giuseppe Quaranta ora collaboratore di giustizia ma ex capo mafia di Favara e braccio destro del boss Francesco Fragapane, […]
Due
giorni da protagonista assoluto. Due giorni, il 16 e il 17 ottobre nell’aula
bunker del carcere di Rebibbia per offrire alla giustizia la sua nuova
esperienza di mafioso ma con le vesti odierne del pentito.
Giuseppe
Quaranta ora collaboratore di giustizia ma ex capo mafia di Favara e braccio destro del
boss Francesco Fragapane, irrompe nel processo “Montagna” (rito
ordinario, sei imputati) come
richiesto dal sostituto procuratore Alessia Sinatra.
Verrà
interrogato dal vivo nell’aula bunker di Rebibbia a Roma per garantire tutte le
misure di sicurezza che il caso impone. Verrà ascoltato dai giudici della prima
sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato con a
latere Alessandro Quattrocchi e Giuseppa Zampino, e racconterà quello che sa
sulla mafia agrigentina e della “Montagna” in particolare, mandamento mafioso che, nel gennaio
2016, è stato smantellato dall’azione dei carabinieri del Reparto operativo di
Agrigento, allora guidato dal ten. Col. Andrea Azzolini.
Sul
banco degli imputati siedono sei persone: l’ex sindaco di San Biagio Platani
Santo Sabella, difeso dagli avvocati Mormino e Gaziano, accusato di concorso
esterno in associazione mafiosa, Giuseppe
Scavetto, 50 anni di Casteltermini, difeso dall’avvocato Carmelita Danile; i
favaresi Antonio Scorsone, 54 anni, Domenico Lombardo (difeso dagli avvocati
Giuseppe Barba e Angela Porcello), 27 anni, Calogero Principato, 28 anni, e
Salvatore Montalbano, 27 anni, difeso dall’avvocato Daniela Posante.