Agrigento

Sea Watch, il procuratore Patronaggio: “Ragioni umanitarie non giustificano atti di violenza”

Continua il clamore mediatico sulla vicenda Sea Watch e sull’arresto della sua comandate Carla Rackete, finita ai domiciliari in una abitazione di lampedusa con l’accusa di violazione dell’articolo 1.100 del codice della navigazione, resistenza o violenza contro nave da guerra, reato per cui rischia da un minimo di tre anni a un massimo di 10 […]

Pubblicato 6 anni fa

Continua il clamore mediatico sulla vicenda Sea Watch e sull’arresto della sua comandate Carla Rackete, finita ai domiciliari in una abitazione di lampedusa con l’accusa di violazione dell’articolo 1.100 del codice della navigazione, resistenza o violenza contro nave da guerra, reato per cui rischia da un minimo di tre anni a un massimo di 10 anni di carcere. Ma per lei vi è anche l’accusa di tentato naufragio che prevede fino a 12 anni di reclusione.

Nelle ore successive a quanto accaduto è arrivato anche il commento del Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio: “Le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi lavora in mare per la sicurezza di tutti”.

E arrivano anche le testimonianze dei finanzieri che erano a bordo ella motovedetta che ha rischiato lo scontro con la Sea Wathc.

“Ci hanno detto spostatevi – raccontano i finanzieri al Giornale di Sicilia – e hanno continuano la manovra di avvicinamento. Abbiamo rischiato di morire schiacciati. Sono stati momenti di terrore nella notte”.

Il giudice per le indagini preliminari ha 48 ore di tempo per valutare le carte e decidere se convalidare o meno l’arresto. Intanto, come previsto dal recente decreto sicurezza del governo è stata comminata una sanzione di 16 mila euro a testa per la comandante tedesca della nave e per l’armatore ed il proprietario della stessa che, ricordiamo, naviga sotto la bandiera olandese, nave che dopo il sequestro è stata portata nel porto di Licata.

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