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Usura ed estorsione, condannati due fratelli di Canicattì

Condannati i fratelli Maira

Pubblicato 3 anni fa

Il gup del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha disposto la condanna nei confronti di due fratelli di Canicattì – Giuseppe e Antonio Maira, 63 e 69 anni – accusati di usura ed estorsione. Il giudice ha inflitto cinque anni di reclusione e 20mila euro di multa, oltre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, a Giuseppe Maira; quattro anni e otto mesi, e una multa parti a 16mila euro, al fratello Antonio Maira. Il giudice ha altresì disposto la confisca per equivalente dei beni mobili e immobili fino alla concorrenza dell’ingiusto profitto conseguito nonché di 430 mila euro trovati nelle disponibilità dei fratelli e custoditi dai loro familiari. L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica, Elenia Manno.

La vicenda nasce da un blitz congiunto dei dei poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, agli ordini del vicequestore aggiunto Giovanni Minardi, e dei carabinieri della Compagnia di Canicattì, guidati dal capitano Luigi Pacifico, a seguito della denuncia di un piccolo imprenditore che, dopo due anni di soprusi, ha trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini dicendo che nel 2016, in un momento di difficoltà economica, ottenne 25mila euro in contanti da uno dei fratelli, dietro la promessa di restituzione di 2.500 euro mensili, imputabili quali interessi, senza la fissazione di un termine per la restituzione del capitale.  Tre gli episodi di usura contestati dagli inquirenti ai due fratelli, già sotto processo lo stesso reato (inchiesta Cappio) ad Agrigento. Contestate anche le aggravanti. Una delle vittime, a cui i due avevano di fatto svuotato conti e dignità, è addirittura fuggita al nord Italia per sfuggire alle continue minacce rivolte anche ai familiari.

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