Patronaggio: “Etica pubblica da costruire e divulgare”
"Ci si vuole interrogare su un quesito che è squisitamente filosofico e politico: come si crea e si condivide una morale pubblica"
di Luigi Patronaggio*
A margine dei recenti fatti di cronaca che hanno visto buona parte della classe dirigente siciliana accusata di gravi reati contro la Pubblica Amministrazione, mi sono chiesto come si costruisce e si divulga una etica pubblica. E’ infatti fin troppo evidente che il senso etico-morale della politica difetti in un numero rilevante di nostri concittadini che, ormai da anni, ignorando costanti ed evidenti segnali di malcostume, hanno offerto il loro sostegno a politici ed amministratori che oggi, secondo la Procura di Palermo, avrebbero costituito una vera e propria associazione per delinquere finalizzata ad occupare la cosa pubblica per finalità ed interessi di parte, ma sarebbe più appropriato dire degli interessi di una vasta congrega familistica ed amorale. Qui non si vuole esprimere alcun giudizio sulla responsabilità penale che spetta agli organi a ciò preposti secondo le regole del giusto processo. Qui ci si vuole interrogare su un quesito che è squisitamente filosofico e politico: come si crea e si condivide una morale pubblica.
Secondo chi scrive la morale pubblica non si insegna nelle scuole di partito o nei dibattiti televisivi ma si apprende giorno per giorno nelle nostre case. La morale la insegna il padre di famiglia che ogni mattina indossa un casco, un camice, una divisa, una grisaglia e si reca al lavoro. La insegna una madre che cresce con fatica e sacrificio i propri figli assolvendo il duplice ruolo di madre e lavoratrice. La insegnano i genitori che non contestato gli insegnanti ma che esortano i propri figli a studiare di più dopo un brutto voto. La insegnano i genitori che non hanno mai raccomandato i figli all’università o a un pubblico concorso. La insegna quel genitore che contrae un mutuo ventennale per garantire una abitazione legale e dignitosa alla propria famiglia senza ricorrere all’abusivismo edilizio e senza sfregiare l’ambiente. La insegnano quei genitori che fanno crescere i propri figli negli oratori e nelle aggregazioni sociali dove si tramandano i valori dell’uguaglianza e della solidarietà. La morale pubblica si nutre finanche partecipando ai cortei per protestare contro le ingiustizie e per affermare i diritti fondamentali, anche internazionali, dei più deboli. La morale pubblica si forma reagendo a chi pratica scorciatoie illegali per accaparrarsi un appalto o un pubblico servizio. Il senso civico si forma reclamando una sanità pubblica efficiente per tutti e non per i pochi appartenenti alla casta affaristica. La morale pubblica si costruisce con la partecipazione critica alla vita politica disdegnando poltrone e prebende.
La morale pubblica è un valore e la sua pratica costituisce un servizio.
Se ogni cittadino, prima di entrare nel seggio elettorale, si ricordasse di queste risposte, rifiutando la logica dell’appartenenza, non ci renderemmo involontari complici di un sistema illegale e ci sentiremmo tutti dignitosamente un poco più liberi.
*Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Cagliari


