“Colonne sinfoniche” al Teatro “dell’Efebo”
Oltre 700 spettatori hanno partecipato ed apprezzato lo spettacolo
Colonne sinfoniche e colonne doriche sono quelle che probabilmente reggeranno le sorti di “Agrigento capitale della cultura 2025”. Le doriche ormai da 2500 anni conferiscono una identità alla nostra Agrigento, ma quelle sinfoniche sono anch’esse solide e identitarie come ha ampiamente dimostrato il concerto dell’orchestra filarmonica Demetra diretta dal maestro Antonio Cusumano che ieri sera si è svolto a ridosso della cornice tufacea del Giardino botanico ribattezzato “Teatro dell’Efebo”. Sulla scena oltre cento elementi tra orchestrali, Coro polifonico Free melody e il coro di voci bianche “Diade” composto da circa quaranta frugoli alti un soldo di cacio che rimandavano al “mondo salvato dai ragazzini” di Elsa Morante. Come abbia fatto la “Fondazione Teatro Pirandello” a non inserire tutto questo ben di Dio nel suo cartellone 2023-2024 francamente lascia perplessi. E non ci si venga a dire che si puntava sul teatro perché molti teatri nazionali vi hanno inserito la componente lirica e concertistica soprattutto quest’anno che ricorre il centenario della morte di Giacomo Puccini. E per l’occasione in fatto di gusti musicali, diciamo pure dello sconcerto dell’opinione pubblica per gli 80 mila euro elargiti dalla Regione allo show di Elettra Lamborghini, anche perché poi si è appreso che i deputati siciliani non si erano autotassati. Ed ecco allora che questo concerto della Orchestra Demetra pensato dai promotori della Provincia regionale può insegnare a rivedere certi parametri del consenso e chiarire il concetto di cultura visto che ci è caduta addosso questa designazione di “Capitale 2025”.
Ritornando al concerto di ieri sera e al dettaglio del programma musicale si può far notare, se volete, maliziosamente, come i brani eseguiti rientrassero in una “orecchiabilità” familiare che giustamente mirava a catturare un pubblico troppo aduso ai ruminanti delle canzonette che impazzano a Piano San Gregorio, che disturbano la quiete di una valle e i turisti che se la vogliono assaporare. Ma a Piano san Gregorio non sentirete mai l’Alleluja di Leo Cohen cantata da un coro di bimbi come si è sentito l’altra sera al “Teatro dell’Efebo” o l’altro Halleluja, quello di Haendel cantato dagli adulti del Free melody. Insomma un pentagramma eterno che hackerato con Nuovo cinema paradiso e Baba Yetu (“Padre nostro” in lingua swahili) sollecita l’intelligenza emotiva, determinante per la crescita personale. E per il lettore, scorrere i titoli del programma approntato da Enzo Abate , coriaceo “influencer” nonché presentatore del concerto, potrà offrirgli le coordinate di un universo musicale spesso emarginato persino dai programmi scolastici:
Conga del fuego di Jesús Arturo Márquez Navarro; Total praise di Richard Smallwood; Halleluyah di George Frideric Handel’s; Sogno di volare di Cristopher Tin; Baba yetu di Cristopher Tin; Only time di Eny; Il Gladiatore di Hans Zimmer; Now we are free di Hans Zimmer; Alleluya di Leonard Cohen; Pirati dei Caraibi di Hans Zimmer; Tema d’amore di Andrea Morricone; Adoramus Te su testo di San Francesco; Con Te, c’era una volta il West di Ennio Morricone; Gabrie’ls oboe di Ennio Morricone: L’estasi dell’oro di Ennio Morricone; Some BODY to love The Queen; Canto della vallata di Giuseppe Flora.
Le foto sonho di Diego Romeo