Giudiziaria

Cocaina a Lampedusa, il “depistaggio” e i colloqui in carcere: il ruolo della famiglia Blandina

Un ruolo di primo piano nell’inchiesta Zefiro se lo è ritagliato indubbiamente la famiglia Blandina

Pubblicato 2 anni fa

Un ruolo di primo piano nell’inchiesta Zefiro, l’operazione dei carabinieri che questa mattina ha portato al fermo di 11 persone per un maxi traffico di cocaina a Lampedusa, se lo è ritagliato indubbiamente la famiglia Blandina. Ignazio Umberto, arrestato lo scorso anno dopo essere stato sorpreso con 24 chili di droga sotterrata in giardino, il padre Giovanni e il figlio Jacopo. Questi ultimi due sono stati fermati all’alba dai militari dell’Arma su disposizione del procuratore Salvatore Vella e del sostituto Giulia Sbocchia. Il primo, novantenne, è finito ai domiciliari mentre il nipote in carcere. Entrambi sono accusati, di fatto, di aver proseguito l’attività di detenzione e cessione di ingenti quantitativi di cocaina anche all’indomani dell’arresto in flagranza di Ignazio Blandina. 

Le accuse mosse ai due odierni indagati vengono cristallizzate da una prorompente attività investigativa che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche ma anche ambientali, soprattutto durante i colloqui con il familiare nelle case circondariali di Agrigento e Sciacca. Ma bisogna fare un passo indietro. Ignazio Blandina viene arrestato lo scorso anno dai carabinieri in flagranza di reato dopo essere stato sorpreso con 24 chili di cocaina nel giardino di casa. Per questa vicenda il sessantenne è stato già condannato a quattro anni e quattro mesi in primo grado beneficiando anche delle attenuanti derivate dalla collaborazione con l’autorità giudiziaria. Blandina si sente tradito e, una volta arrestato, decide di fornire importanti indicazioni sui traffici di droga. Agli inquirenti dichiara che la cocaina sequestrata era soltanto una parte e che all’appello mancavano quasi 17 chilogrammi sottratti, a suo dire, da chi gliela aveva fornita e dal cugino. Le indagini della procura di Agrigento hanno permesso però di dimostrare che l’indagato ha omesso di dichiarare che, in realtà, non tutta la cocaina era stata sequestrata dai carabinieri o rubata  ma che in parte era stata occultata in un altro nascondiglio dallo stesso Blandina.

E sono le intercettazioni a svelare dove: all’interno di una scatola di un televisore posizionato all’interno di un garage di un’abitazione diversa dalla residenza abituale: “A casa in paese non mi deve toccare assolutamente niente.. lo sai di cosa parlo.. digli che non mi deve toccare niente.. digli cosi che poi quando vieni dobbiamo parlare di una cosa..” In un’altra intercettazione Ignazio Blandina parla ancora col padre: “Nella scatola del televisore c’erano i pezzi di ricambio della moto.. li hai presi tu?” “Si..si” “E cosa hai fatto?” “E li sto facendo aggiustare..” “Ma li hai dati a Marco per caso?” “No no, lui me li ha portati li..” “Mannaggia e io li volevo dare.. dai..” “Che cosa devi dare Ignazio, non devi dare niente.. devi pensare per te” “No qui.. con i soldi.. se li venivano a prendere..” “Eh no.. non ti preoccupare.. pensa alla salute.. la moto è buona.. aggiustata.. l’ho fatta aggiustare.. non ti preoccupare”.

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