Giudiziaria

Era imputato di violenza sessuale, ex bidello assolto dalla Corte d’Appello

L'ex bidello è stato assolto dopo 2 anni ai domiciliari

Pubblicato 3 settimane fa

Era imputato di violenza sessuale pluriaggravata ai danni di due minorenni e di detenzione di file pedopornografici, ma un bidello di 52 anni, Ignazio Majolino, e’ stato assolto anche dalla Corte d’appello di Palermo. L’uomo aveva subito oltre due anni e tre mesi di arresti domiciliari. La sentenza e’ della terza sezione della Corte, presieduta da Dario Gallo, a latere Fabrizio Anfuso e Marcella Ferrara: contro l’imputato, gia’ scagionato in primo grado dal tribunale, il 21 luglio 2021, c’era stato il ricorso della Procura di Palermo. Nel secondo giudizio la procura generale aveva chiesto sette anni di carcere. Determinanti sono risultate le indagini difensive dell’avvocato Gioacchino Genchi, ex superesperto informatico e consulente di molte procure: gli accertamenti svolti dall’ex vicequestore avevano confermato la presenza di Majolino nella sua abitazione negli orari nei quali, nei pressi dell’Istituto odontotecnico di via Prezzolini, a Palermo, un uomo avrebbe aggredito e violentato due ragazze minorenni. L’analisi del traffico telematico del cellulare dell’imputato e della connessione, la correlazione con l’indirizzo Ip del wifi dell’abitazione e la connessione al Mobile Banking dell’Unicredit avevano escluso che l’imputato fosse nell’istituto teatro degli abusi. La consulenza difensiva e’ stata svolta dal tecnico Danilo Spallino. I fatti risalivano all’11 aprile 2019 ed erano stati denunciati da due ragazzine, che avevano detto di essere state palpeggiate da un uomo a scuola. I carabinieri del Nucleo radiomobile di corso Calatafimi avevano cosi’ arrestato Majolino, sostenendo che “rispecchiava perfettamente i dati” forniti dalle presunte vittime. L’uomo aveva subito esibito scontrini che avrebbero potuto dimostrare la sua lontananza dai posti indicati dalle giovani vittime. Le ricevute erano pero’ anonime e cosi’ si erano rese necessarie ulteriori verifiche, che avevano confermato la distanza dell’imputato dal posto in cui aveva agito l’aggressore delle minorenni.

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