Giudiziaria

Fermo no all’estradizione del “quasi pentito” Mario Rizzo: se torna in Italia lo ammazzano

Rinviata a giovedi la decisione del Tribunale belga: il difensore del condannato, avvocato Ninni Giardina, pronto a dare battaglia

Pubblicato 2 mesi fa

Fermo no all’estradizione in Italia perché corre il serio rischio di essere ammazzato. E’ questa la convinta strategia difensiva dell’avvocato Ninni Giardina che difende l’agrigentino Mario Rizzo, 38 anni, catturato in Belgio, su mandato di arresto europeo. L’uomo, vecchia conoscenza degli inquirenti italiani e protagonista, negli ultimi anni, di importanti vicende giudiziarie che hanno focalizzato attività criminali sull’asse Favara-Porto Empedocle-Belgio, compresa la tragica sequela di omicidi che ha insanguinato i territori favaresi e di Liegi, conoscerà il suo destino giovedì prossimo, giorno in cui il Tribunale federale di Liegi deciderà sulla sua sorte dando il via libera al provvedimento di cattura eseguito l’altro giorno in Belgio oppure non concedere il pass per il suo trasferimento in Italia. A dire il vero, l’udienza decisiva era stata fissata per ieri, martedì, ma i difensori di Rizzo, l’avvocata Giardina e la collega belga incaricata di sostituirla, sono riusciti ad ottenere un rinvio di due giorni ritenuti utili per dare la possibilità ai legali di studiare meglio il procedimento e acquisire più documenti utili da consegnare al tribunale collegiale di Liegi.

La vicenda, dunque, si arricchisce di nuovi particolari che impediscono dal definire la vicenda stessa di routine. Mario Rizzo, finito in carcere dopo essere stato arrestato all’alba dell’altro ieri nella sua abitazione, teme per la sua vita se dovesse rientrare in Italia e finire nella cella di un carcere del nostro Paese per scontare quasi cinque anni di reclusione discendenti da più condanne definitive. A promuovere l’iniziativa giudiziaria è stata la Procura della Repubblica di Agrigento, segnatamente il procuratore aggiunto Salvatore Vella che da anni si occupa delle vicende giudiziarie di Rizzo, riuscendo, insieme all’allora capo della Squadra mobile di Agrigento, Giovanni Minardi, persino a far collaborare con la giustizia il giovane pregiudicato agrigentino che, in un secondo momento, preferì non aiutare ulteriormente la giustizia italiana. Personaggio controverso, più volte arrestato e condannato (l’ultima condanna ancora non definitiva è di qualche mese fa: cinque anni e quattro mesi confermati anche in appello per il tentato omicidio del ristoratore empedoclino Saverio Sacco commesso in Belgio), l’uomo si opporrà con ogni forza alla sua estradizione nel nostro paese. E lo farà attraverso le argomentazioni del suo legale che è fermamente convinto  del fatto che il suo assistito avrebbe meritato di essere inserito nel programma di protezione quando manifestò l’intenzione di collaborare con la giustizia. Portarlo in Italia oggi – afferma convinto l’avvocato Giardina – significa mettere a repentaglio la sua vita dato che le sue dichiarazioni, assolutamente genuine, hanno aperto ampi squarci su dinamiche criminali particolarmente importati e sconosciute per gli inquirenti che ineriscono sia pericolosi clan mafiosi che altrettanto pericolosi trafficanti di armi e stupefacenti.

Domani l’ultima parola spetterà alla magistratura belga ed al suo tribunale federale.

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