Furto di maioliche nell’agrigentino, esclusa associazione a delinquere: 3 condanne
Tre condanne per furto e ricettazione ma non è associazione a delinquere.
Tre condanne per furto e ricettazione ma non è associazione a delinquere. Lo ha stabilito il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Sciacca Stefano Zammuto a conclusione del processo scaturito dall’inchiesta su una serie di furti di maioliche del diciannovesimo secolo messi a segno tra Sambuca di Sicilia e Sciacca. Il gup ha disposto tre condanne: due anni e otto mesi di reclusione per Vincenzio Di Benedetto, 72 anni, e Marco Gambino, 35 anni di Sciacca; tre anni e due mesi di reclusione per Giuseppe Mancia, 41 anni di Salemi. Assoluzione, invece, per Mario Di Benedetto, 36 anni, e Giovanni Castrofilippo, 55 anni di Palermo. Questi ultimi erano accusati di associazione a delinquere.
Secondo l’accusa, che però ha retto soltanto in parte al vaglio processuale, i cinque avrebbero fatto parte di un’associazione specializzata nei furti di pregiate maioliche per pavimenti prodotte tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 da diverse scuole siciliane di ceramica. L’attività investigativa, diretta dalla Procura della Repubblica di Sciacca, prende le mosse dall’arresto a Sambuca di Sicilia, da parte della locale Stazione Carabinieri, di alcuni appartenenti al gruppo criminale, sorpresi, nel febbraio del 2022, mentre rubavano da una villa disabitata numerose maioliche e consentiva un’analisi mirata di alcune denunce di eventi simili presentate dai proprietari di diverse abitazioni di vecchia costruzione, perlopiù disabitate, ubicate nelle province di Agrigento e Trapani.
Il modus operandi era ben collaudato: grazie all’ottima conoscenza del territorio, gli esponenti del gruppo individuavano gli obiettivi da colpire – vecchi casolari e abitazioni risalenti al 19° e al 20° secolo – al cui interno si introducevano di giorno per non destare sospetti. Le maioliche venivano, quindi, divelte dai pavimenti e riposte in apposite cassette di legno, venendo prelevate di notte e subito consegnate a ricettatori di Palermo. In alcuni casi, erano proprio gli stessi ricettatori a commissionare i furti, indicando la tipologia del disegno e il colore delle maioliche richieste. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Forte, Francesco Di Giovanna e Salvatore La Vardera.