Giudiziaria

Il “Bronx” come Gomorra: telecamere e vedette per spiare le forze dell’ordine

Perché a controllare e monitorare ciò che avveniva nel quartiere non erano soltanto i poliziotti ma anche gli stessi indagati

Pubblicato 1 anno fa

Un vero e proprio fortino della droga. Un agglomerato di case popolari caratterizzato da cortili e strettoie che rendono di fatto quasi impossibile il transito a persone che non siano residenti della zona. L’operazione Hybris della Squadra Mobile di Agrigento guidata dal vicequestore aggiunto Giovanni Minardi, sfociata all’alba di ieri con l’arresto di venticinque persone, ha portato alla luce l’esistenza e la piena operatività di un gruppo criminale dedito all’importazione, al trasporto e alla vendita di ingenti quantitativi di cocaina. 

La base operativa dell’associazione è il Bronx di Licata. Un intero quartiere che fino a poche ore fa sembrava inespugnabile ma che invece è stato letteralmente scardinato da un’intensa attività investigativa durata quasi un anno e mezzo. La risposta dello Stato, convincente ed efficace, assume ancora più rilievo proprio per le difficoltà incontrate durante le varie fasi che hanno proceduto il blitz. Perché a controllare e monitorare ciò che avveniva nel quartiere non erano soltanto i poliziotti ma anche gli stessi indagati. 

Il gruppo, capeggiato e diretto da Michele Cavaleri, aveva infatti allestito un vero e proprio servizio di vigilanza sul territorio: telecamere installate nei vari punti di accesso oltre a vedette e sentinelle pronte a far scattare l’allarme all’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. E durante le indagini è emerso come il sodalizio controllasse, ad esempio, gli spostamenti delle pattuglie arrivando anche a contare le automobili e ipotizzare un blitz. Come avvenuto il 19 luglio 2021. 

Gli indagati, intercettati, commentavano così la presenza di una pattuglia della Guardia di Finanza: “Minchia gli sbirri sono passati..[..] la finanza.. dietro sono.. il collo si stuccaru [..] i putissiru scafazzari.. come vengono gli dico ma che ciolla volete..[..] mila chiamate, li devo cancellare tutte.. tutti i messaggi devo cancellare, tutte cose..” 

Lo stesso Cavaleri veniva avvisato del transito di più auto dei carabinieri, una di seguito all’altra, che entravano nei locali della caserma. Una situazione che aveva destato preoccupazione: “Minimo, minimo.. sono entrati prima, un’ora fa, con ventitré, ventiquattro macchine Giulietta.. [..] vai a guardare là davanti che c’è un bordello..[..] ci sto passando.. [..] cammina qua.. (l’auto si ferma davanti il commissariato) o sono venuti di fare danno o sono preparati per andare a fare danno”. 

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *