Favara

La faida Favara-Liegi, processo si sposta a Roma per sentire il pentito Quaranta 

Diversi gli spunti investigativi forniti dal collaboratore di giustizia, in particolare sulle dinamiche della faida e sui tentati omicidi avvenuti a Favara

Pubblicato 1 anno fa

Il processo scaturito dalla maxi inchiesta Mosaico, che ha fatto luce sulla tristemente nota faida Favara-Liegi, si sposta a Roma. La Corte di Assise di Agrigento, presieduta dal giudice Alfonso Malato, va in “trasferta” nella capitale dove il prossimo 30 marzo sarà sentito nell’aula bunker del carcere Rebibbia il collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta. 

In questo filone processuale, che segue il rito ordinario, c’è un solo imputato. Si tratta di Carmelo Vardaro, difeso dall’avvocato Salvatore Virgone, accusato dell’omicidio dell’empedoclino Mario Jakelich e degli agguati falliti ai danni di Carmelo Nicotra e Maurizio Distefano. L’audizione di questi ultimi, costituitisi parte civile rappresentati dall’avvocato Salvatore Cusumano, era inizialmente in programma per questa mattina ma per un problema di notifiche non si è potuto procedere all’escussione. 

Giuseppe Quaranta, dunque, testimonierà il prossimo 30 marzo. Un primo esordio lo aveva fatto tre settimane fa collegato in videoconferenza con il tribunale di Agrigento ma, per un problema legato al riconoscimento di alcune fotografie, si era deciso di sospendere e trovare una soluzione più adatta. Per questo motivo – soltanto per la prossima udienza – la Corte di Assise si trasferirà a Roma. Diversi gli spunti investigativi forniti dal collaboratore di giustizia, in particolare sulle dinamiche della faida e sui tentati omicidi avvenuti a Favara. Come quello di via Torino quando Carmelo Nicotra scampò ad un attentato a colpi di Kalašnikov. Soltanto in un secondo momento si capì che i bersagli scelti dal commando erano due.

Lo stralcio abbreviato del processo, celebrato davanti il gup Nicola Aiello, si è concluso in primo grado con la condanna all’ergastolo per Antonio e Calogero Belalvia; 14 anni a Calogero Ferraro; 5 anni e 4 mesi a Carmelo Nicotra; 6 anni di reclusione a Gerlando Russotto; 2 anni e 4 mesi all’imprenditore Salvatore Vitello. L’unico assolto, per non aver commesso il fatto, è stato Calogero Gastoni, 41 anni di Agrigento. Quest’ultimo era accusato dell’omicidio di Emanuele Ferraro. Per tutti loro (tranne Gastoni per il quale la Procura Generale non ha presentato ricorso) a breve si aprirà il processo di Appello. 

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