Giudiziaria

L’inchiesta sul centro NemoSud, indagata l’assessore alla sanità Giovanna Volo

C'è anche l'assessore alla sanità della Sicilia, Giovanna Volo, tra gli indagati dell'inchiesta sul centro clinico privato Nemosud

Pubblicato 4 settimane fa

Tra i nove indagati nell’ambito di un’inchiesta della procura di Messina sul centro clinico privato Nemosud e sul Policlinico, come apprende l’Adnkronos, c’è anche l’assessora regionale alla Sanità della Sicilia, Giovanna Volo. I carabinieri di Messina oggi hanno notificato misure cautelari a nove indagati con l’ipotesi di reato di peculato e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio. Le misure cautelari personali sono interdittive che impongono, nei confronti di quattro indagati, il divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione ed esercitare impresa in ambito sanitario. Con la misura reale è stato disposto, nei confronti dei nove indagati, ciascuno pro quota, il sequestro preventivo di denaro, beni mobili e immobili, per l’importo complessivo di 11 milioni di euro, pari ai fondi pubblici distratti. Nei confronti dell’assessore Volo, come si apprende, è stato disposto il sequestro dei conti bancari.

Ho appreso stamattina di essere sottoposta a indagine da parte della Procura di Messina. Nonostante si tratti di fatti relativi a un periodo precedente il mio incarico di assessore, ho ritenuto opportuno informare subito il presidente della Regione. Sono serena e consapevole di avere sempre agito nel pieno rispetto delle regole. Confermo la piena fiducia nel lavoro della magistratura e resto a disposizione degli inquirenti per chiarire rapidamente la mia posizione”. Lo dice l’assessore regionale alla Salute Giovanna Volo riferendosi all’inchiesta della procura di Messina sul centro clinico privato Nemosud e sul Policlinico.

Nell’ambito di un’inchiesta della procura di Messina sul centro clinico privato Nemosud e sul Policlinico i carabinieri oggi hanno notificato misure cautelari a nove indagati con l’ipotesi di reato di peculato e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio. Le misure cautelari personali sono interdittive che impongono, nei confronti di quattro indagati, il divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione ed esercitare impresa in ambito sanitario. Con la misura reale è stato disposto, nei confronti dei nove indagati, ciascuno pro quota, il sequestro preventivo di denaro, beni mobili e immobili, per l’importo complessivo di 11 milioni di euro, pari ai fondi pubblici distratti.

L’indagine venne avviata, nel 2019, dai carabinieri del nucleo investigativo, dopo la denuncia di un medico, all’epoca in servizio nell’azienda universitaria Policlinico di Messina, che aveva segnalato svariate irregolarità nella gestione del centro clinico privato “NeMo Sud”, costituito nel 2O12, per lo svolgimento di attività di riabilitazione neurologica nell’ospedale. Dopo le indagini con intercettazioni l’inchiesta si è arricchita della testimonianza di un dirigente del Policlinico Universitario, che ha parlato delle convenzioni stipulate tra l’ente pubblico e la fondazione privata costitutiva del centro clinico. A partire dal 2012 e sino al giugno 2021 (anno di chiusura del centro clinico) – dice la procura di Messina – attraverso la stipula di convenzioni, sempre più vantaggiose per la clinica, si è consentito ad una clinica privata di operare in un ospedale pubblico, con costi a carico dell’Erario, in assenza dell’autorizzazione e dell’accreditamento della Regione Siciliana.

È emerso altresì che i dirigenti dell’epoca del Policlinico avrebbero esternalizzato arbitrariamente, in favore del centro privato, le prestazioni di neuro-riabilitazione, stornando il rimborso delle spese da parte del Servizio Sanitario Regionale”. Gli indagati – sostengono gli inquirenti – con tali condotte, avrebbero, quindi, distratto fondi pubblici, destinando al centro clinico “NeMO Sud” somme di denaro appartenenti alla struttura pubblica. Peraltro, è emerso che il centro clinico privato ha qualificato le prestazioni erogate con un codice, che prevedeva un rimborso, da parte della Regione Sicilia e ciò nonostante che la medesima Regione non avesse programmato quel tipo di prestazioni da parte del Policlinico universitario. “Nel corso dell’indagine – spiega la Procura – sono emerse anche le condotte (qualificate, allo stato, come corruttive) contestate ad un medico del Policlinico, il quale, preposto al controllo e alla verifica delle attività sanitarie dl “NeMo Sud”, avrebbe, dapprima, sostenuto la sua costituzione, e poi, avrebbe permesso l’arbitraria erogazione delle prestazioni di neuroriabilitazione, da parte del centro clinico, ricevendo, in cambio l’incarico di direttore clinico del centro privato; nonché l’assunzione di alcuni familiari all’interno della struttura, con contratti di diritto privato, in assenza di concorso pubblico e solo sulla base del gradimento dei responsabili della NeMo Sud”.

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