L’omicidio del cardiologo Alaimo, difesa insiste su infermità mentale del bidello
Al via il processo ad Adriano Vetro, il bidello che lo scorso novembre sparò e uccise il cardiologo Gaetano Alaimo
Al via questa mattina, davanti la Corte di Assise di Agrigento presieduta dal giudice Giuseppe Miceli, il processo per l’omicidio del cardiologo Gaetano Alaimo, ucciso lo scorso novembre con un colpo di pistola da un paziente all’interno dell’ambulatorio in via Bassanesi, a Favara. Sul banco degli imputati siede Adriano Vetro, bidello, 47 anni, accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.
La difesa, sostenuta dagli avvocati Santo Lucia e Sergio Baldacchino, insiste nel chiedere l’infermità mentale di Vetro, condizione questa che, qualora fosse accertata, farebbe venire meno quantomeno l’aggravante della premeditazione del delitto. Per questo motivo il collegio difensivo ha prodotto una serie di documenti e relazioni psichiatriche della casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto, dove l’imputato era detenuto (adesso si trova nel carcere di Agrigento di contrada Petrusa). La Corte d’Assise, accogliendo la richiesta, ha così deciso di nominare una psichiatra, la dottoressa Cristina Cammilleri, che dovrà valutare dunque l’eventuale infermità mentale di Vetro. Il processo è stato così aggiornato al prossimo 13 luglio quando, oltre al giuramento della psichiatra, verranno sentiti i primi due testimoni chiamati a deporre dal sostituto procuratore Elenia Manno: si tratta dei carabinieri della Tenenza di Favara che si sono occupati delle indagini. I familiari di Alaimo sono costituiti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Barba mentre l’Ordine dei medici è rappresentato dall’avvocato Enzo Caponnetto.
Il delitto del cardiologo è avvenuto all’interno della clinica nel centro di Favara. Il bidello si è presentato senza appuntamento in ambulatorio, non ancora aperto al pubblico, e ha esploso un solo colpo, letale, di pistola calibro 7.65. Alla base del fatto di sangue, che ha sconvolto l’intera comunità di Favara, il mancato rilascio di un certificato medico indispensabile per ottenere il rinnovo della patente di guida. A fornire questa versione è stato lo stesso Vetro che ha confessato il delitto dopo essere stato fermato in una casa di campagna, con ancora l’arma in mano e il colpo in canna. Non tutto quello che ha raccontato viene ritenuto credibile. A partire dall’arma utilizzata. Una pistola risultata rubata in provincia di Catania quasi quarant’anni fa. Il bidello, come troppo spesso accade in queste occasioni, dice di averla trovata per caso in mezzo ad una campagna.