“Negligenza e ritardi su indagini”, Csm sospende e trasferisce la pm Alessia Sinatra
Il pm, che si occupa di indagini di mafia nell'agrigentino, è stata sospesa per 6 mesi e trasferita a Caltanissetta con funzioni di giudice civile
“Negligenza inescusabile” e “grave e ingiustificato ritardo nel compimento di atti relativi alle sue funzioni” in inchieste su abusi e violenze sessuali, anche in danno di minori, fino ad arrivare in alcuni casi alla prescrizione dei reati. Per queste ragioni la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha condannato alla sospensione dalle funzioni per 6 mesi, con trasferimento al tribunale di Caltanissetta con funzioni di giudice civile, Alessia Sinatra, sostituto procuratore a Palermo. La procura generale della Cassazione aveva chiesto una sanzione meno grave, la perdita di anzianità di tre mesi. La Sinatra era già finita sotto processo davanti al ‘tribunale delle toghe’ per una vicenda legata alle molestie subite da parte dell’allora procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, che lei stessa aveva denunciato in uno scambio di messaggi del 2019 con Luca Palamara: era accusata di “comportamento gravemente scorretto” nei confronti di Creazzo per i riferimenti, nelle sue conversazioni con Palamara, alla necessità di impedirne la nomina alla guida della procura di Roma, per la quale era candidato. Per questo a febbraio scorso era stata condannata alla censura.
Uno dei casi citati nei capi di incolpazione riguarda tre fratelli minorenni vittime di abusi dalle cui testimonianze convergenti erano emersi i nomi dei presunti responsabili: ma la pm Sinatra aveva iscritto la notizia di reato a carico di ignoti dopo circa 7 anni e poi “trascorsi altri 10 anni si limitava a richiedere l’archiviazione” dopo “più di 16 anni di totale inerzia investigativa e oltre ogni ragionevole termine di durata delle indagini preliminari nonostante l’assoluta rilevanza dei fatti denunciati in danno di minori in condizioni di grave disagio” così “provocando la prescrizione del reato”. Un altro caso riguarda la denuncia presentata dai genitori di un ragazzino che era stato affidato alle cure di un sacerdote dall’età di 13 anni: dopo la sua morte il padre e la madre avevano denunciato “gli abusi sessuali e i maltrattamenti posti in essere per anni dal sacerdote” che si occupava di lui “approfittando dello stato di fragilità del ragazzo e della condizione di vulnerabilità dell’intero nucleo familiare”. Anche in questa circostanza Sinatra “procedeva alla definizione del procedimento dopo circa 8 anni dall’iscrizione della notizia di reato, formulando richiesta di archiviazione” motivata “sulla base dell’improcedibilità dell’azione penale per difetto di querela”.
“Non si ricorda a memoria d’uomo una sentenza così pesante per incolpazioni di questo tipo, che supera di gran lunga ancora una volta la richiesta della procura generale della Cassazione”. Commenta così la sentenza con la quale la Sezione disciplinare del Csm ha condannato la sua assistita, il difensore della pm di Palermo Alessia Sinatra, il professore Mario Serio. A febbraio Sinatra aveva subito un’altra condanna disciplinare che aveva fatto discutere, per alcuni messaggini scambiati con Luca Palamara sull’allora procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, responsabile di abusi sessuali ai suoi danni, secondo la stessa Sezione disciplinare che per questo lo avevo sanzionato con la perdita di due mesi di anzianità.