Mafia

La conferenza stampa degli inquirenti: “Così abbiamo catturato Matteo Messina Denaro”

di Maristella Panepinto

Pubblicato 1 anno fa

Maurizio De Lucia, procuratore di Palermo: “Siamo orgogliosi di quanto fatto questa mattina perché abbiamo catturato l’ultimo stragista. Era un debito che la Repubblica aveva nei confronti delle vittime ed in parte oggi è stato saldato. La mia presenza e quella del procuratore aggiunto Guido è anche una testimonianza di riconoscimento e di affetto verso l’Arma dei Carabinieri e verso coloro i quali sono intervenuti stamattina. Non sono state utilizzate le manette e non è stata usata violenza come si usa in un Paese democratico. Abbiamo assicurato allo Stato un pericolosissimo latitante. Allo stato non ci sono elementi che ci facciano pensare a complicità della clinica. I documenti utilizzati dal latitante erano apparentemente legittimi e legali ma ci sono comunque accertamenti in corso. Il soggetto che è stato arrestato per favoreggiamento della latitanza di Messina Denaro è un nome noto per omonimia in ambienti mafiosi. È un perfetto sconosciuto ed è compatibile con il profilo di un accompagnatore di latitanti. Matteo Messina Denaro non parla e non abbiamo avuto indicazioni da lui. Siamo davanti ad un obiettivo primario e la cattura viene prima di qualsiasi cosa. L’indagine si basa su due pilastri: le intercettazioni, che sono irrinunciabili e indispensabili nel contrasto alla mafia e senza le quali non si possono fare indagini di questo tipo; lo sviluppo investigativo dei Ros a diversi livelli dalle indagini tradizionali a quelle tecnologiche. Nel ventunesimo secolo la gente si muove con criteri smart e le nostre indagini devono esserlo altrettanto. Negli ultimi giorni c’è stata una forte accelerazione. Avevamo individuato la possibilità di un soggetto che aveva prenotato una visita specialistica oggi. In termini di proiezione ce lo aspettavamo ma la certezza l’abbiamo avuta stamattina. La mafia non è sconfitta e pensarlo sarebbe un errore gravissimo. L’arresto di Messina Denaro è un passo importante e il fatto che la gente abbia esultato e gioito per questo è un segnale fondamentale. Nessuna delle vittime di mafia dovrà non avere risposta. Tutto lo sforzo che facciamo è rivolto in questa direzione. Faremo molto di più per dare risposte dovute. Abbiamo un debito con i parenti e i caduti per mano mafiosa.”

Generale Pasquale Angelosanto, comandante Ros: “Un percorso investigativo durato anni. Nell’ultimo periodo abbiamo acquisito elementi che ci hanno portato a concentrarci sull’aspetto legato alla salute e alla sua malattia e che stesse frequentando una struttura per potersi curare. Il lavoro è stato caratterizzato dalla rapidità, dalla riservatezza e dal modo con cui in poche settimane abbiamo messo in fila elementi per individuare la data di oggi. Il ricercato si sarebbe dovuto sottoporre a terapie cliniche. La Procura di Palermo ha autorizzato le attività tecniche fino al punto del blitz. La ricerca del latitante è stata concentrata nelle prime ore del mattino e attraverso alcune verifiche lo abbiamo identificato e arrestato. Questo è il risultato del lavoro di tanti carabinieri, del loro sacrificio e di quello delle loro famiglie. I nostri militari hanno trascorso, ad esempio, le ultime vacanze natalizie in ufficio senza mai fermarsi. Le indagini puntano sia alla rete di persone che lo hanno sostenuto durante la latitanza ma anche all’impoverimento della struttura mafiosa. Impoverire l’organizzazione, colpendo il patrimonio, significa assestare duri colpi alla mafia. Voglio ricordare che negli ultimi dieci anni, soltanto i carabinieri hanno eseguito cento provvedimenti cautelari oltre a sequestri e confische pari a oltre 150 milioni di euro. Questa azione ha compromesso il funzionamento della struttura mafiosa e di avvicinarci al latitante. Le indagini si sono concentrate sull’aspetto della salute. Le acquisizioni ci avevano dato indicazioni che il latitante avesse problemi di salute. Da queste indicazioni abbiamo lavorato per individuare quelle persone che avevano accesso alla struttura sanitaria per curare questo tipo di malattie. È stato un lavoro tecnico e il risultato è squisitamente investigativo. Nell’ultimo periodo c’è stata una accelerazione perché ci siamo concentrati su pochi soggetti fino ad arrivare alla figura del latitante. Da qui l’ipotesi che potesse essere Messina Denaro. La certezza è arrivata questa mattina. Abbiamo predisposto un servizio che è stato attivato con la contezza dell’accesso alla struttura sanitaria del soggetto. Le indagini che negli anni sono state sviluppate, non soltanto dai carabinieri, hanno indebolito la rete perché ha subito colpi da parte delle forze dell’ordine. È chiaro che quindici anni fa la struttura aveva una forza maggiore che via via si è indebolita grazie alla continua attività di repressione e che l’ha resa vulnerabile.”

Paolo Guido, procuratore aggiunto Palermo: “L’aspetto sanitario è stato rilevante, indubbiamente. È stato uno degli eventi che ha costretto il latitante ad esporsi. Non abbiamo trovato un uomo distrutto anzi in apparente buona salute, ben curato. Lo abbiamo trovato con una rete che fino a qualche ora fa lo ha sorretto e alimentato la sua latitanza. Dover fare i conti con la salute è grazie a Dio un fatto democratico. Non poteva affidarsi a personaggi distanti dal contesto territoriale ma ci sono indagini in corso. Sono ancora in corso indagini ma indubbiamente l’attività ci consegna fino a ieri la piena operatività di Matteo Messina Denaro e il suo potere in provincia di Trapani di cui era il capo. Da domani vedremo. Le condizioni sono assolutamente compatibili con il carcere. È di buon aspetto e se questa è la situazione sarà curato ma in carcere. Il soggetto era un fruitore della clinica Maddalena, un centro di eccellenza siciliano. Era ben vestito, indossava dei beni di lusso e per questo possiamo desumere che le sue condizioni economiche erano tutt’altro che in disastro. “Le indagini sulla mafia agrigentina hanno dato pieno riscontro dell’operatività di Messina Denaro in quella provincia e i clan agrigentini hanno una grossa responsabilità”.

Colonnello Luigi Arcidiacono: “L’intervento che abbiamo effettuato oggi si basa su più fasi. Avevamo avuto notizia che il latitante era arrivato nella struttura sanitaria ed è scattato il dispositivo in una zona ritenuta sensibile. Il latitante non ha opposto alcuna resistenza, si è subito dichiarato anche se guardandolo ci siamo accorti che fosse lui. Era quello che ci aspettavamo di trovare. Non abbiamo avuto contezza di una fuga ma sicuramente avrà cercato vie di uscita alla vista del dispositivo. Messina Denaro indossava un prezioso orologio, particolare, di un valore pari a 35 mila euro”.

Colonnello Bottino, comandante provinciale Trapani: “Sono in corso attività di perquisizione dei locali e delle abitazioni di soggetti indagati e che sono emersi in questo contesto della cattura del latitante. Un giorno importante anche per la comunità trapanese e per la collettività di Castelvetrano. Da troppi anni si è vissuto con questo alone negativo e che adesso ci auguriamo he questo arresto possa rappresentare una ripresa e un futuro migliore per la provincia.”

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