“La mafia del Vallone tra Agrigento e Caltanissetta”: 6 condanne e 7 prescrizioni
La sentenza di Appello del processo scaturito dall'operazione Gallodoro
Sei condanne notevolmente ridotte e sette proscioglimenti per intervenuta prescrizione. Lo ha stabilito la prima sezione penale della Corte di Appello di Caltanissetta, presieduta dal giudice Giovanbattista Tona, nel processo di secondo grado scaturito dalla maxi inchiesta Gallodoro. In primo grado erano stati condannati quattordici dei quindici imputati. La prescrizione ha di fatto cancellato le condanne a metà degli imputati mentre altre sei persone si sono viste ridurre sensibilmente la pena inflitta. Le indagini sfociate nell’operazione Gallodoro, eseguita dai carabinieri del Ros, si sono focalizzate sulla famiglia mafiosa di Mussomeli e su una presunta associazione (esclusa poi in seguito) dedita al traffico di droga tra le province di Agrigento e Caltanissetta. Le investigazioni avrebbero poi portato alla luce un vecchio “cold case”, l’omicidio di Gaetano Falcone, compiuto a Montedoro il 13 giugno 1998. Le accuse ipotizzate erano a vario titolo associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, estorsioni, reati concernenti le armi, rapina e associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
LE CONDANNE
Cinque anni e sei mesi di reclusione a Claudio Di Leo, 61 anni, ritenuto dagli inquirenti il reggente della famiglia mafiosa di Campofranco (in primo grado era stato condannato a tredici anni e due mesi); due anni e dieci mesi a Domenico Avarello, 41 anni di Canicattì (in primo grado era stato condannato a sei anni, otto mesi e venti giorni); sei anni, due mesi e venti giorni di reclusione a Francesco Pollara, 42 anni di Palermo (in primo grado condannato a 10 anni, 2 mesi e 26 giorni); due anni e un mese di reclusione a Filippo Cacciatore, 59 anni di Cammarata (in primo grado era stato condannato a 3 anni e 10 mesi); un anno e due mesi di reclusione a Vincenzo Scalzo, 48 anni di San Cataldo (in primo grado era stato condannato a 2 anni, 8 mesi e 26 giorni); un anno e due mesi a Giovanni Siragusa, 39 anni di San Cataldo (in primo grado condannato a 1 anno e 6 mesi).
NON LUOGO A PROCEDERE
Non luogo a procedere, per intervenuta prescrizione, nei confronti di: Domenico Mangiapane, 42 anni di Cammarata; Giovanni Valenti, 47 anni di Favara; Vito De Maria, 61 anni di Cammarata; Maurizio Matraxia, 56 anni di San Giovanni Gemini; Vincenzo Insinna, 58 anni di Vallelunga; Pietro Antonio Baudo, 49 anni di Vallelunga; Antonino Lattuca; Non punibile, per particolare tenuità del fatto, Alexander Lattuca, 28 anni di Mussomeli. Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Barba, Diego Giarratana, Salvatore Re, Gianfranco Pilato, Massimo Scozzari, Vincenzo Infranco, Carmelo Nocera e Antonio Pecoraro.
GLI IMPUTATI COL RITO ORDINARIO
Altri cinque imputati sono attualmente a processo con il rito ordinario. La Procura di Caltanissetta ha chiesto lo scorso novembre le condanne per Calogero Modica, 78enne di Campofranco (18 anni); Salvuccio Favata, 48 anni di Mussomeli (12 anni); Giuseppe Gioacchino di Carlo, 50enne di Campofranco (7 anni e 6 mesi); Carmelo Conti, 50 anni di Casteltermini (5 anni e 4 mesi); Salvatore Puma, 45enne di Agrigento (4 anni).
L’OPERAZIONE GALLODORO
Il blitz scattò nel gennaio 2017 con 17 misure cautelariper reati dall’associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, estorsioni, reati concernenti le armi, rapina e associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Le indagini avevano avuto un rilevante sviluppo a seguito dell’avvio della collaborazione con la giustizia di Maurizio Carruba, uomo d’onore e già rappresentante della famiglia di Campofranco, arrestato nell’aprile 2011 a seguito dell’operazione del Ros “Grande Vallone”. Grazie all’enorme patrimonio di conoscenze in suo possesso, era stato possibile non solo attualizzare e riscontrare le dichiarazioni rese nel tempo da altri collaboratori ma anche fare luce su diversi episodi estorsivi, di alcuni dei quali egli si autoaccusava, ai danni di imprenditori edili, confermare il ruolo di vertice rivestito in seno alla famiglia di Campofranco da Calogero Modica e definire le singole responsabilità in riferimento all’omicidio di Gaetano Falcone (compiuto a Montedoro il 13.06.1998).