Mafia

La relazione della Dia: “La Stidda tende a rivitalizzare i rapporti con Cosa nostra”

Nella provincia di Agrigento si conferma la coesistenza di cosa nostra e della stidda, due realtà mafiose storicamente radicate nel territorio

Pubblicato 2 giorni fa



E’ stata pubblicata la Relazione sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel 2024, presentata dal ministro dell’Interno al Parlamento e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso. La struttura del documento, nel solco delle innovazioni introdotte con le più recenti versioni, è stata snellita ed impostata sulle matrici mafiose, con l’intento di descriverne l’operatività nel loro complesso, declinandone poi le presenze a livello territoriale, lo specifico modus operandi adottato nei vari contesti d’area e dando risalto alla descrizione delle azioni di contrasto di tutte le componenti del sistema antimafia.

Un’attenzione particolare nel presente lavoro è stata riservata anche alle risultanze tratte dalle interdittive antimafia emesse dalle Prefetture, istituti amministrativi che maggiormente caratterizzano il dispositivo nostrano di argine alle mafie, in quanto consentono un intervento anticipato e particolarmente efficace nell’ambito di una architettura istituzionale che è considerata all’avanguardia nel panorama internazionale.

PROVINCIA DI AGRIGENTO

Nella provincia di Agrigento si conferma la coesistenza di cosa nostra e della stidda, due realtà mafiose storicamente radicate nel territorio. Cosa nostra agrigentina, basata su 7 mandamenti (nel cui ambito opererebbero 42 famiglie), ancorata alle tradizionali regole mafiose, continua a rivestire un ruolo di supremazia sul territorio, in connessione con le omologhe articolazioni mafiose catanesi, nissene, palermitane, trapanesi e di oltreoceano. Da segnalare nell’ambito della struttura organizzativa di cosa nostra agrigentina che recenti indagini hanno condotto alla ridenominazione del mandamento di BURGIO in mandamento di Lucca Sicula e Ribera, in ragione della reggenza attuale del mandamento da parte del vertice della famiglia di Lucca Sicula e Ribera. Il 4 ottobre 2024, la DIA ha eseguito un ordine di carcerazione nei confronti di un soggetto ritenuto affiliato a cosa nostra agrigentina destinatario nel 2019, unitamente ad altri 31 soggetti, di un provvedimento cautelare nell’ambito dell’operazione “Kerkent”, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, partecipazione e concorso in associazione a delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato, ed altro. Nel periodo in esame si è registrata la tendenza di esponenti storici e di nuovi soggetti appartenenti alla stidda a rivitalizzare i rapporti con cosa nostra. Il 9 luglio 2024, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza custodiale nei confronti di 3 soggetti, due dei quali ritenu- ti appartenere alla stidda, responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nell’area di Palma di Montechiaro, risulterebbero attivi alcuni gruppi organizzati su base familiare, denominati paracchi, che operano autonomamente rispetto a cosa nostra e alle consorterie stiddare. Proprio in quest’area a seguito di un’attività d’indagine, scaturita dalla faida tra due gruppi contrapposti di paracchi di Palma di Montechiaro, dediti a reati contro la persona ed il patrimonio, il 20 aprile 2024 è stato tratto in arresto dai Carabinieri l’esecutore materiale di un omicidio avvenuto il 31 ottobre 2022 nel comune di Licata. Le attività di indagine svolte nel passato e nel periodo in esame hanno consentito di confermare una particolare attenzione di cosa nostra per il settore degli appalti pubblici e per la filiera dei relativi affidamenti, disvelando come le infiltrazioni mafiose nel sistema imprenditoriale (tra cui edilizia, attività di movimento terra, guardianie dei cantieri, trasferimento in discarica di materiali) sia realizzata anche attra- verso il condizionamento della pubblica amministrazione. Al riguardo l’8 marzo 2024, i Carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Feudo”, eseguita nei comuni di Burgio, Lucca Sicula, Villafranca Sicula, Mazzarino (CL) e Marina di Gioiosa Jonica (RC), hanno tratto in arresto 7 soggetti, ritenuti appartenenti alle famiglie di Ribera, di Lucca Sicula, di Burgio e di Villafranca Sicula, responsabili, di associazione per delinquere di tipo mafioso, finalizzata ad acquisire in modo diretto o indiretto la gestione di appalti o servizi pubblici. L’attività investigativa ha permesso di ricostruire i tentativi di infiltrazione da parte di cosa nostra nella gestione di una serie di appalti di lavori pubblici, nonché l’interferenza operata dalla famiglia di Burgio in occasione delle consultazioni elettorali del 2022. Nell’operazione sono inoltre emerse convergenze di interessi tra esponenti delle famiglie di cosa nostra agrigentina con esponenti di cosa nostra di Palermo. L’11 luglio 2024, a Sciacca, la Guardia di finanza ha eseguito due ordinanze custodiali nei confronti di 7 persone ritenute responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza, scambio elettorale ed altro, aggravate dalla finalità di agevo- lare cosa nostra. Nel corso delle indagini sarebbero emerse dinamiche criminali di accesa competizione per la conquista della leadership all’interno della famiglia di Sciacca a seguito del decesso dell’anziano capo famiglia a cui subentrava uno storico uomo d’onore, organico all’articolazione di cosa nostra saccense. Le investigazioni hanno evidenziato la capacità di infiltrazione del sodalizio criminale nell’economia legale, con particolare riferimento ai settori delle costruzioni e del movimento terra, connessi alla realizzazione di opere pubbliche ricadenti nel territorio di influenza dell’articolazione mafiosa, attuato anche ricorrendo a condotte estorsive, di illecita concorrenza con minaccia o violenza e di usura in danno di imprenditori estranei alla cerchia fiduciaria del nuovo reggente della famiglia mafiosa. 

Il 24 luglio 2024, la Guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione “Il tesoro” ha eseguito la misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali e/o professionali nei confronti di 7 soggetti, tutti estranei a contesti mafiosi, indagati a vario titolo di associa- zione per delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Contestualmente, è stata data esecuzione al sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e di 3 società operanti nel settore immobiliare, per un valore di circa 30 milioni di euro. 

Ulteriori attività di contrasto hanno consentito di confermare un marcato interesse da parte di cosa nostra nel settore dell’economia agropastorale. Il 4 giugno 2024, la Polizia di Stato nei territori dei comuni di Agrigento, Santa Margherita di Belice, Montevago e Sambuca di Sicilia ha dato esecuzione ad un’ordinanza custodiale nei confronti di 5 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione aggravata dal metodo mafioso, violenza privata ed illecita concorrenza con minaccia. Il procedimento trae origine da un’attività investigati- va svolta sul territorio della “Valle del Belice”, ed in particolare sul mandamento mafioso di Santa Margherita Belice, e nei comuni agrigentini di Santa Margherita di Belice, Sciacca, Montevago e Menfi. Le indagini hanno consentito di acclarare l’accaparramento dei fondi agricoli da parte di soggetti appartenenti della famiglia di Santa Margherita Belice che, mediante la forza intimidatoria, impedivano ad altri allevatori anche provenienti da altri territori di usufruire dei fondi, abusivamente acquisiti, o li costringevano a concedere loro apprezzamenti di terreno. Come già evidenziato nei precedenti contributi, si conferma il coinvolgimento di cosa nostra agrigentina nel traffico di droga. Il 17 dicembre 2024, in provincia di Agrigento, i Carabinieri hanno dato esecuzione al provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 23 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, porto illegale di armi ed altro. In particolare, l’operazione ha scoperto le attività criminali delle famiglie di Porto Empedocle e di Agrigento che riguardavano oltre al traffico di droga, tramite un soggetto belga che con il ruolo di fornitore importava lo stupefacente dal Belgio all’Italia, anche le estorsioni nei confronti di imprese aggiudicatarie di appalti pubblici per l’imposizione delle assunzioni di persone di propria fiducia, danneggiamenti seguiti da incendio di mezzi di proprietà di imprese edili operanti nel territorio, nonché atti intimidatori realizzati anche mediante l’utilizzo di armi. Anche nel periodo attenzionato si sono registrati eventi di presumibile natura intimidatoria, nonché alcuni reati contro la persona.

ATTI INTIMIDATORI NEL 2024

Il 20 gennaio 2024, a Licata all’interno di uno stabilimento di raccolta dei rifiuti, si è verificato un incendio; il 16 aprile 2024, a Palma di Monte- chiaro sono state rinvenute avanti all’ingresso dello studio medico del coniuge di un amministratore locale una croce con 8 cartucce; l’11 luglio 2024, all’amministratore pro tempore del comune di Calamonaci è stata recapitata una lettera dal contenuto minatorio. Il 23 luglio 2024, a Ribera un incendio ha interessato parzialmente un’autovettura di un funzionario del consorzio di bonifica agrigentino. Il 31 luglio 2024, a Favara, presso l’ufficio del cimitero comunale sono state rinvenute 2 cartucce e una bottiglia in plastica contenente benzina. Il 3 settembre 2024, a Cattolica Eraclea, ignoti hanno esploso colpi d’arma da fuoco contro il portone dell’impianto della società di servizio idrico. Il 18 settembre 2024, in Favara, il responsabile dell’area urbanistica di quel comune ha rinvenuto sulla parete del corridoio dell’immobile comunale una scritta verosimilmente intimidatoria. Il 6 ottobre 2024, in Camastra, il sindaco pro tempore ha ricevuto due missive anonime dal contenuto minatorio. L’8 ottobre 2024, in Canicattì, l’autovettura di un direttore di una filiale di una banca è stata incendiata. L’11 ottobre 2024, nel cimitero di Raffadali è stata danneggiata la lapide di sepoltura di un defunto mafioso. 

INTERDITTIVE ANTIMAFIA

L’azione di contrasto alle consorterie mafiose sul fronte della prevenzione amministrativa, ha permesso al Prefetto di Agrigento di emettere 25 provvedimenti interdittivi nei confronti di società operanti perlopiù nei settori edile, del trasporto di merci su strada, del commercio al dettaglio e all’ingrosso di materiale da costruzione, dell’agricoltura (allevamento di animali, coltivazioni), in relazione ai quali, approfonditi accertamenti, hanno consentito di rilevare elementi di contiguità nonché sintomatici elementi di condizionamento mafioso con talune consorterie della Provincia, riconducibili: alla famiglia di Canicattì (in particolare in una informazione antimafia era risultata una parentela dei soci con esponenti mafiosi in una società del settore coltivazione di pomacee e frutta a nocciolo rientrante nei finanziamenti europei in particolare nel PSR (Programma di Sviluppo Rurale Inoltre è stata emessa una prevenzione collaborativa nei confronti di una società del settore del commercio all’ingrosso di altri materiali da costruzione assegnataria di un finanziamento europeo di euro 151.000); alla famiglia Santa Elisabetta, alla famiglia di Sciacca (nei confronti di alcune società tra cui una operante nelle costruzioni di edifici residenziali e non residenziali- completamento rete fognaria – del costo di 7.000.000 euro. Società operante nel settore della preparazione del cantiere edile e sistemazione del terreno – Rifacimento area portuale – del costo 5.000.000 euro); famiglia di Lucca Sicula (Informazioni antimafia nei confronti di alcune società operanti nel settore delle costruzioni di edifici residenziali e non residenziali – manutenzione SP 32 Ribera – Cian-
ciana dell’importo di 4.628.640 euro. In una società operante nella costruzione di impianti sportivi, strutture di impianti industriali e di altre opere- Manutenzione SP 47- dell’importo di 1.463.000 euro. In una società operante in lavori di completamento e di finitura degli edifici- Manutenzione SP 47- dell’importo di 1.463.000 euro. Ed infine in una società interessata nell’opera della manutenzione SP 32 Ribera – Cianciana avente come importo 4.628.640 euro) , alla famiglia di Casteltermini, alla famiglia di Agrigento, famiglia di Favara, famiglia di Licata e della stidda operante a Palma di Montechiaro (in particolare è stata emessa una informazione antimafia, per parentele e frequentazioni con esponenti mafiosi, nei confronti di una società operante nella fornitura di vapore e aria condizionata con finanziamenti europei della Cassa Regionale per il Credito alle imprese artigiane siciliane).

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

banner omnia congress