Mafia

L’omicidio di Mico Geraci, la moglie in aula: “Ho visto il killer scappare”

L'omicidio sarebbe stato commissionato dal boss Bernardo Provenzano

Pubblicato 1 settimana fa

“Ho visto il killer di mio marito. Era giovane, avrà avuto una trentina di anni”. Comincia così la drammatica deposizione di Vincenza Scimeca, salita sul banco dei testi davanti alla corte d’assise di Palermo 27 anni dopo l’omicidio del marito, il sindacalista Mico Geraci. La donna, che ha testimoniato al processo ai fratelli Pietro e Salvatore Rinella, capimafia di Trabia accusati di essere i mandanti del delitto, ha raccontato quanto avvenne il giorno dell’agguato, l’8 ottobre del 1998, a Caccamo. L’omicidio sarebbe stato commissionato dal boss Bernardo Provenzano.

“Quella sera – ha riferito – Geraci aveva un appuntamento per discutere di una possibile candidatura a sindaco della cittadina, ma prima doveva ripassare per casa”. La moglie lo sentì suonare al citofono, poi udì gli spari, si affacciò dal balcone e vide l’assassino fuggire. Scese di corsa e trovò il corpo dell’uomo a terra. “I vicini di casa non hanno visto nulla – ha detto la donna – hanno negato persino di avere sentito gli spari”. La teste ha raccontato che in quel periodo Mico Geraci era preoccupato. Da poco aveva preso parte a un convegno organizzato in paese. Si era parlato di mafia e di piano regolatore. Secondo le ricostruzioni dell’accusa, i boss lo temevano per il percorso di rinnovamento che voleva portare in paese, una realtà ritenuta la “Svizzera di cosa nostra”, fino ad allora luogo sicuro per i mafiosi.

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