Mafia

Mafia della Montagna: via al processo d’Appello con l’audizione del pentito Quaranta

Al via il processo di secondo grado scaturito dalla maxi operazione Montagna. Questa mattina, davanti i giudici della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Palermo, si è proceduto alla rinnovazione dell’istruzione dibattimentale con l’accusa che ha chiesto già dalla prossima udienza l’audizione di Giuseppe Quaranta, ex braccio destro del boss Francesco Fragapane, divenuto collaboratore […]

Pubblicato 3 anni fa

Al via il processo di secondo grado scaturito dalla maxi operazione Montagna. Questa mattina, davanti i giudici della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Palermo, si è proceduto alla rinnovazione dell’istruzione dibattimentale con l’accusa che ha chiesto già dalla prossima udienza l’audizione di Giuseppe Quaranta, ex braccio destro del boss Francesco Fragapane, divenuto collaboratore di giustizia una settimana dopo il suo arresto proprio nell’ambito dell’operazione Montagna. Oltre Quaranta verranno sentiti anche altri due neo collaboratori: si tratta di Concetto Errigo e Carmelo Battaglia, ex esponenti della famiglie mafiose del ragusano. 

L’accusa ha anche chiesto la produzione dell’ordinanza con relative intercettazione dell’inchiesta “Passepartout”, che negli scorsi mesi ha fatto luce sulla famiglia mafiosa di Sciacca e che proprio due giorni fa ha visto il rinvio a giudizio – tra gli altri – del boss Accursio Dimino, della parlamentare di Italia Viva, Giusi Occhionero, e del suo collaboratore Antonello Nicosia. L’inchiesta Passepartout si incrocia con quella Montagna (per questo la produzione) in alcuni passaggi che riguardano la figura di Domenico Maniscalco, ritenuto esponente della famiglia di Sciacca, ma assolto in primo grado nel processo Montagna. 

Quarantacinque gli imputati nel processo d’Appello: Adolfo Albanese, Carmelo Battaglia, Giuseppe Blando, Vincenzo Cipolla, Antonio Cordaro, Franco D’Ugo, Santo Di Dio, Salvatore Di Gangi, Angelo Di Giovanni, Vincenzo Dolce, Francesco Drago, Concetto Errigo, Pasquale Fanara, Daniele Fragapane, Francesco Fragapane, Raffaele Fragapane, Giovanni Gattuso, Alessandro Geraci, Angelo Giambrone, Francesco Giordano, Roberto Lampasona, Raffaele La Rosa, Antonio Licata, Calogero Limblici, Calogero Maglio, Vincenzo Mangiapane, Domenico Maniscalco, Antonio Maranto, Pietro Masaracchia, Giuseppe Nugara, Vincenzo Pellettieri, Salvatore Puma, Luigi Pullara, Calogero Quaranta, Giuseppe Quaranta, Pietro Reina, Calogero Sedita, Giuseppe Luciano Spoto, Massimo Spoto, Vincenzo Spoto, Gerlando Valenti, Stefano Valenti, Giuseppe Vella,Antonino Vizzì.

In primo grado sono state 35 le condanne e 19 le assoluzioni. la pena più alta è stata inflitta proprio al rampollo di Santa Elisabetta: 20 anni in virtù del rito abbreviato. Insieme a lui sono state condannate altre 34 persone che – in linea di massima – confermano l’impianto accusatorio sostenuto in aula dai pm della Dda di Palermo Geri Ferrara, Claudio Camilleri e Alessia Sinatra coordinati dall’aggiunto Paolo Guido. Pesanti condanne nei confronti di Giuseppe Nugara (19 anni e 4 mesi), considerato il boss di San Biagio Platani e da mesi ormai in regime di 41 bis; 19 anni e 8 mesi a Giuseppe Luciano Spoto, di Bivona, alla guida per un periodo dell’intero mandamento; 17 anni al “vecchio” boss di Sciacca Salvatore Di Gangi; 14 anni a Nino Vizzì, meccanico di Raffadali considerato a capo della locale famiglia. 10 anni e 8 mesi per Raffaele Fragapane, cugino di Francesco, che lo avrebbe sostituito per un periodo alla guida della famiglia di S.Elisabetta mentre 6 anni sono stati inflitti all’altro cugino Daniele, calciatore che vive in Belgio, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.Diciannove, invece, le assoluzioni molte delle quali “eccellenti”. La più eclatante è sicuramente quella di Pasquale Fanara, per il quale sono stati chiesti 20 anni di carcere per essere il presunto capo della famiglia mafiosa di Favara, e che invece è stato assolto e immediatamente scarcerato.Fra le assoluzioni anche quella di Angelo Giambrone, figlio di Calogerino che era considerato il boss di Cammarata e per questo messo al regime di carcere duro dove è deceduto negli scorsi mesi, e di Domenico Maniscalco, imprenditore di Sciacca. Pesanti condanne anche nei confronti di Luigi Pullara e del cognato Angelo Di Giovanni (10 anni e 8 mesi); ritenuti colpevoli, ma soltanto di concorso esterno in associazione mafiosa, i fratelli Stefano e Gerlando Valenti e per questo condannati a 6 anni e 8 mesi di reclusione (la procura chiedeva 20 anni per il primo mentre 15 anni per il secondo). Condanne anche per Calogero Limblici (16 anni) e Giuseppe Vella (12 anni e 8 mesi). Per quanto riguarda il traffico degli stupefacenti, che per un periodo sarebbe stato diretto dal collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta (condannato a 8 anni in virtù dei benefici della collaborazione), è stato condannato il figlio Calogero (4 anni e 20 giorni), Antonio Licata (4 anni e 20 giorni) mentre è stato assolto Stefano Di Maria. Calogero Maglio, favarese, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi (richiesta 12 anni, caduta l’associazione mafiosa)   Assolti Giuseppe Blando e  l’imprenditore Salvatore Vitello, proprietario di una ferramenta, accusato di favoreggiamento aggravato. 

Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Antonino Gaziano, Giovanni Castronovo, Angela Porcello,  Salvatore Manganello, Giuseppe Barba, Salvatore Virgone, Maria Alba Nicotra, Giuseppe Oddo, Angelo Nicotra, Rosalia Palumbo Piccionello, Giuseppe Sodano, Graziana Vella, Tanja Castronovo. Si torna in aula il 4 novembre. 

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