Mafia, politica e appalti a Sciacca: tre rinvii a giudizio e un proscioglimento
Tra le persone rinviate a giudizio c’è anche l’ex capo della protezione civile in provincia di Agrigento
Per tre imputati è stato disposto il rinvio a giudizio mentre per un quarto il non luogo a procedere. Lo ha stabilito il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Palermo, Carmen Salustro, nell’ambito del procedimento scaturito dall’inchiesta sulla riorganizzazione di Cosa nostra a Sciacca e sugli intrecci con imprenditoria e politica locale.
Il gup ha rinviato a giudizio Michele Russo, 45 anni, imprenditore di Sciacca, con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso; Maurizio Costa, 64 anni, di Favara, ex responsabile della protezione civile in provincia di Agrigento, con le accuse di corruzione e falso; Antonina Friscia, 79 anni, di Sciacca, accusata di favoreggiamento. Non luogo a procedere invece per Michele Galluzzo, 52 anni: anche lui era accusato di favoreggiamento ma – attraverso l’istituto della ritrattazione – il reato non è più punibile. Per i tre imputati rinviati a giudizio il processo si celebrerà con il rito ordinario al tribunale di Sciacca con prima udienza in calendario l’11 giugno.
Altri quattro imputati, invece, sono finiti a processo scegliendo il rito abbreviato: si tratta di Domenico Friscia, 61 anni, ritenuto il nuovo boss della cosca di Sciacca; Giuseppe Marciante, 37 anni, nipote del capomafia, titolare della Gsp Costruzioni, ritenuto la mente imprenditoriale del clan; Vittorio Di Natale, 49 anni, ex consigliere comunale, e Rosario Catanzaro, 65 anni. Questi ultimi due sono accusati di scambio elettorale politico-mafioso.