Vendita di terreni e prodotti dell’agricoltura: lo scontro frontale tra Stidda e Cosa nostra
I racconti dell’avv. Angela Porcello aprono scenari inquietanti e mostrano come la criminalità organizzata non lascia spazio alle libere contrattazioni
Angela Porcello, ex avvocato ed ex compagna del boss di Canicattì Giancarlo Buggea, già condannata, il 6 dicembre 2022, in primo grado a 15 anni e 4 mesi di reclusione per mafia nell’ambito del processo “Xydi” che ha disarticolato il mandamento mafioso di Canicattì evidenziando inoltre tracce e pericolose connessioni proprio con il boss trapanese, poco tempo dopo il suo arresto avvenuto il 2 febbraio 2021, ha provato ad aprire un ulteriore canale di collaborazione con l’autorità giudiziaria, senza peraltro riuscirci. Ed il 30 marzo successivo ha preso carta e penna ed ha scritto undici pagine di memoriale, sinora non note, spiegando alcuni fatti mafiosi già descritti nella misura cautelare dando poi una sua personale versione dei fatti su singoli episodi. Fa nomi, cognomi, soprannomi, specifica circostanze. Poi, le due ultime pagine le dedica al latitante Messina Denaro di cui abbiamo scritto nei numeri scorsi, raccontando, due anni prima della cattura, che il boss trapanese si nascondeva a casa sua. Angela Porcello, tra le altre cose, descrive anche ai pubblici ministeri della Dda – Claudio Camilleri, Gianluca De Leo e Calogero Ferrara – come funzionava il complicato meccanismo di consegna di soldi per il sostentamento dei detenuti mafiosi in carcere e soprattutto chi, indicando nomi e cognomi, si premuravano di far giungere migliaia di euro direttamente all’ex latitante e boss mafioso di Campobello di Licata, Giuseppe Falsone. Nelle undici pagine di memoriale aggiunge molto altro sulle dinamiche mafiose siciliane e da “reclusa presso la casa circondariale di Latina” espone di seguito, in forma scritta, “dichiarazioni aventi ad oggetto tutto quanto conosciuto ed appreso in circostanze derivanti dalla relazione sentimentale, già da mesi interrotta, con Giancarlo Buggea della cui rilevanza illecita, invero, solo dalla lettura delle risultanze delle indagini prendo effettivamente coscienza. Dichiarazioni che sono disposta a ribadire in ogni fase e sede processuale, dimostrative dell’assenza di alcun mio vincolo e legame associativo, afferenti soggetti indagati e non con cui non ho intrattenuto e non intrattengo alcun rapporto, sicuramente non difensivo, atteso che questo compito è deferito al mio avvocato difensore, che affido all’autorità giudiziaria di cui resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento o approfondimento”.
Poi, Angela Porcello entra nel cuore delle cose: “Preciso, preliminarmente, che espongo seguendo l’iter argomentativo dell’ordinanza custodiale:
formulo richiesta di notizie su tale Salvatore Siciliano al detenuto Giuseppe Falsone durante il colloquio carcerario intrattenuto a Novara, il 14 dicembre 2018, su sollecitazione di Giancarlo Buggea, di cui era stato compagno di cella presso il carcere di Novara per circa tre anni e mezzo. Successivamente, l’8 luglio 2020, il Buggea si incontra con il di lui fratello, Maurizio Siciliano, presso il mio studio legale convocandolo, credo, tramite Giuseppe Giuliana, con cui successivamente, prima del Natale, gli invia come regalo un paio di scarpe, che acquistiamo presso il centro outlet di Enna, numero 41. Il 27 gennaio 2019 mi reco, unitamente a Giancarlo Buggea, a Sommatino presso il Feudo Sammartino poichè questi, su richiesta di Giovanni Lauria, cercava tale Michelangelo Geraci. L’interesse del Lauria, comprendevo, era per dei lavori che l’impresa del Geraci stava effettuando a Licata. Precisamente il Buggea aveva con se in tasca un biglietto di carta a quadretti con un appunto, di cui non ho conosciuto il contenuto. In quella occasione il Geraci non era in loco: circostanza di cui provvedeva a dare comunicazione al Lauria, che per tale ragione, veniva convocato nuovamente nel mio studio. Preciso, comunque, che trattasi del medesimo cantiere e dei medesimi lavori oggetto, come leggo nell’ordinanza e intuisco, dal dialogo con Angelo Occhipinti e Raimondo Semprevivo. Non sono a conoscenza dell’effettivo esito, se mai c’è stato, di un colloquio tra il Geraci e Buggea, non avendo più saputo nulla in merito da questi, ne avendogli rivolto richieste sul punto;
Buggea era in possesso di uno jammer (cosiddetto disturbatore di frequenze) che aveva acquistato in Calabria e che un periodo di tempo, nel timore di perquisizioni a casa sua, mi aveva chiesto di custodirgli a casa mia. Jammer che gli ho restituito in occasione della nostra separazione in un sacchetto di cartone di colore rosso. Dichiaro che l’indagato Simone Castello venne, in effetti, ospitato dal Buggea a Canicattì per l’intera stagione agraria 2019 – 2020 in un appartamento di sua proprietà in viale Regina Elena.
In merito all’intermediazione nel commercio dei prodotti ortofrutticoli, preciso e dichiaro alcune circostanze: nel 2018 il Buggea divise l’importo della sua mediazione per la vendita dell’Uva Italia il cui compratore fu Gaetano Lombardo (coindagato) di 15 mila euro tra Luigi Castellanna e Giuseppe Puleri, come da pregressi accordi. Credo, se non ricordo male, che 2500 euro dell’importo del Puleri furono destinati ad Angelo Middioni;
il sistema delle mediazioni e le proporzioni di pagamento variano nel 2020 per l’inserimento operativo di soggetti che, apprendo dal Buggea, appartenenti alla Stidda tali Antonino Chiazza, Pietro Fazio, Calogero Paceco coindagati;
delle transazioni commerciali operate dalle società facenti capo a Michele Cervino, comunque si occupava tale Giovanni Nobile di Naro così come di quelle di Antonino Scardina, o Nino, titolare della società “La Fortunella srl”, a cui nell’annata agraria 2020 ha venduto il prodotto dei vigneti, Giancarlo Buggea e non l’indicato Giuseppe Giuliana (coindagato). Nell’incontro presso il mio studio tra Buggea, Antonino Chiazza, Santo Gioacchino Rinallo, coindagati, di cui non viene riportato il contenuto perché non intercettato, avviene l’effettiva spartizione e conseguente consegna degli importi delle sensalie dell’annata agraria 2020. I soldi vengono consegnati dal Buggea in un sacchetto di carta, che vedo nelle foto riportate in occ, credo bianco con bordo arancione. L’importo scaturisce dal 50% delle sensalie di tale mediatore Luigi Mulone, afferenti pesche, albicocche e nettarine acquistate dalla società “Oranfrinzer” dei fratelli Alba in Canicattì e territori limitrofi che aveva a provveduto a redigere un conteggio in carta a quadretti di bloc notes e delle sensalie relative agli importi di vendita dei vigneti di Buggea (credo 750 mila euro) e tale Angelo Sutera (oggetto vendita 330 mila euro) imprenditore con terreni in contrada “La Grazia” agro di Naro, limitrofi al Buggea. Buggea ha venduto ad Antonino Scardina, con mediatore Giovanni Nobile, e Sutera a Giuseppe Auteri con mediatore, credo, i fratelli Brunco di Ravanusa. Quella medesima sera chiedo contezza del contenuto dell’incontro al Buggea il quale alla mia rimostranza in merito si adira tanto da inveire nei miei riguardi così da generare timore. Dialogo avvenuto nella di lui, casa di campagna, non riportato o trascritto nell’ordinanza di custodia cautelare.
Preciso che Giuseppe Auteri, commerciante di Catania, titolare, credo, delle società “Carolina, società agricola srl” e “Il galletto soc. coop. Agr.o p.”, nel 2018 e 2019 aveva due mediatori di Palma di Montechiaro che si occupavano dei suoi acquisti di prodotti agricoli, che conosco ma di cui non conosco i nomi, con pseudonimi “Panza all’aria” e “Zio Peppe”, facenti capo a Luigi Castellana, mentre nella campagna agraria 2029 – 2020 diventano i fratelli Brunco di Ravanusa facenti capo a Luigi Boncori (coindagato). Nella circostanza della vendita del prodotto del vigneto “Vitale Stefano Saccomando”, sito in contrada “La Grazia” in agro di Naro, ho appreso essere avvenuta una diatriba tra i mediatori di Giuseppe Auteri e di tale Nino Grasso di Catania. In tale occasione Saccomando fu minacciato con l’uso di un’arma, una pistola, ed il vigneto, per l’importo di 400 mila euro, fu venduto credo, a Giuseppe Auteri o comunque a commerciante i cui mediatori furono Antonino Chiazza e Pietro Fazio.
Ricordo e preciso che Giancarlo Buggea era in possesso di una pistola, non saprei dire il tipo o la marca, comunque di piccole dimensioni, che custodiva nella casa sita in campagna in contrada La Grazia, sotto il cuscino del divano del soggiorno, nella parte finale della slot o, se dormiva in paese, nell’appartamento sito in via Kennedy sotto il cuscino della poltrona Frau rossa, posizionata all’ingresso. Non so se aveva altre armi nella sua disponibilità. Forse, ricordo, sotto il tendone di un vigneto sito in contrada “La Grazia”, deputata comunque a ciò tale Giuseppe Giuliana coindagato.
Nessuna ammissione diretta, dunque, emerge dal racconto e ciò non ha convinto i pubblici ministeri Claudio Camilleri, Gianluca De Leo e Calogero Ferrara i quali, il 31 marzo 2021 con atto motivato hanno espresso parere contrario rispetto alla richiesta di misura detentiva meno afflittiva. Durissime le parole dei membri della Dda palermitana: “Rilevato che a fondamento dell’istanza la Porcello deduce in primo luogo “l’assenza di alcun mio vincolo e legame associativo…” affermazione questa che – ponendosi in insanabile contrasto con plurime, univoche ed incontrovertibili acquisizioni probatorie (già positivamente valutate dal Gip di Agrigento, da codesto Gip ed in ultimo dal Tribunale sezione per il Riesame) – di per sé manifesta in modo evidente la non attendibilità delle dichiarazioni rese, tutte unicamente tese a sminuire (contro ogni evidenza) la propria responsabilità; rilevato infatti che i fatti esposti in memoria sono in massima parte già noti a questo Ufficio che in relazione ad essi, nel corso dell’indagine, ha raccolto ampi elementi tutti esaustivamente ricostruiti nelle informative in atti; considerato che numerose altre circostanze riferite in memoria si palesano in sé del tutto generiche, inverosimili, se non addirittura in oggettivo ed insanabile contrasto con le plurime ed incontrovertibili acquisizioni investigative; evidenziato che in relazione a talune residuali circostanze (anch’esse manifestamente vaghe) menzionate in memoria sono comunque in corso accertamenti investigativi i cui esiti allo stato non sono noti; considerato che la memoria in esame non scalfisce in alcun modo il gravissimo quadro indiziario e cautelare, ma semmai lo aggrava, venendo in rilievo per un verso la volontà della Porcello di mantenere saldo il vincolo associativo con Cosa nostra omettendo di riferire circostanze auto ed etero accusatorie di effettivo pregio investigativo e per altro verso l’attitudine dell’indagata a rendersi autrice di condotte tese a raggirare l’Autorità giudiziaria (ancora una volta e nonostante il periodo di carcerazione patito) valutato in conclusione l’assenza di qualsivoglia elemento idoneo a vincere la presunzione legale posta dall’art 275 comma III cpp, esprime parere contrario all’accoglimento dell’istanza”.
Anche il Gip del Tribunale di Palermo, Lirio Conti è dello stesso avviso dei pubblici ministeri e con proprio provvedimento datato 1 aprile 2021 dichiara il non luogo a provvedere dopo aver esaminato “soprattutto il contenuto dello scritto medesimo” evidentemente valutato negativamente.