Licata

La mafia e l’analisi criminale: il capo della Dia incontra gli studenti del “Fermi” di Licata

Il vicequestore Roberto Cilona ha incontrato gli studenti dell'istituto Fermi di Licata

Pubblicato 3 anni fa

Venerdì 9 aprile, all’Istituto di Istruzione Superiore “Enrico Fermi” di Licata, con le dovute restrizioni anti-covid, le alunne e gli alunni delle quinte classi hanno avuto l’opportunità di partecipare alla lectio magistralis del vice questore Roberto Cilona, capo della sezione operativa della Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento.

A lui il compito di affrontare, con linguaggio semplice ma chiaro, il tema dell’analisi criminale quale indispensabile supporto nell’intercettare i sintomi dell’agire criminale e le relative tendenze in chiave preventiva e di contrasto investigativo. Cilona si è soffermato anche sulla struttura delle organizzazioni criminali di tipo mafioso, tanto diversa dagli stereotipi televisivi, tracciando i nuovi interessi economici delle cosche e dei suoi adepti e affrontando i più recenti profili evolutivi della minaccia mafiosa con riguardo al contesto territoriale provinciale.

Il capo della DIA ha incantato per oltre due ore l’attenta platea di ragazze e ragazzi che dagli inizi dello scorso mese di marzo partecipano alla prima edizione di “Vigilare: come fare anticorruzione dal basso”, un’iniziativa nata da un’intesa tra l’associazione “A testa alta” e l’Istituto “Enrico Fermi”. Il progetto, la cui referente è la professoressa Leandra Cantavenera, mira all’acquisizione di metodi e strumenti di raccolta e analisi dei dati concernenti l’organizzazione e l’attività delle Pubbliche Amministrazioni e intende promuovere la trasparenza come strumento di controllo, partecipazione e di prevenzione della corruzione.

L’incontro di venerdì, intitolato “Leggere e interpretare il contesto”, è stato aperto da una introduzione, curata dall’associazione “A testa alta” sull’importanza — nel controllo diffuso sul perseguimento dei compiti istituzionali e sull’impiego delle risorse pubbliche — della raccolta dei dati relativi al contesto in cui si è sviluppata e rafforzata nel tempo la mafia in provincia di Agrigento, che proprio della corruzione si avvale con sistematicità per trovare nuovi canali di trasferimento nel mercato legale di risorse provenienti dall’economia illegale. Nel suo intervento, Antonino Catania ha passato in rassegna le fonti aperte, liberamente accessibili a chiunque: dalle pubblicazioni agli archivi storici dei quotidiani, passando per il decreto di scioglimento, per condizionamento mafioso, del consiglio comunale di Licata del 31 luglio 1992 che, unitamente alle sentenze definitive e alle relazioni semestrali della DIA, restituiscono un quadro generale del fenomeno mafioso-corruttivo nel territorio licatese. È stata la dirigente dell’Istituto “Enrico Fermi”, Amelia Porrello, a tirare le fila di un incontro che non ha solo offerto spunti di riflessione e di studio, ma pone anche le basi per la creazione di una community di alunni, pronti a mettersi in gioco per una cittadinanza attiva e responsabile.

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