Licata

Licata a pochi mesi dalle elezioni

di Gaetano Cellura

Pubblicato 1 anno fa

Angelo Balsamo è di gran lunga avanti col suo progetto civico per poter essere adeguatamente contrastato. Il favore popolare di cui gode è pressoché uguale a quello di dieci anni fa. Allora eletto sindaco di Licata: il primo nella storia della città senza dover passare per il ballottaggio.

L’alleanza elettorale, molto probabile, con l’ex deputato regionale Carmelo Pullara lo rafforza ulteriormente e lascia dunque, al momento, poche possibilità agli altri competitor.

Uno – preparatissimo sul piano amministrativo – è già in campo: il dottor Giuseppe Montana, dirigente della polizia municipale di Gela. Anche lui alla guida di un gruppo di liste civiche di centrodestra, sostenute dall’europarlamentare Annalisa Tardino. Per gli altri possibili candidati si aspettano conferme che potrebbero non arrivare vista l’aria che tira a Licata: quella della rinuncia alla sfida con l’avvocato Balsamo, della resa senza combattere.

E sarebbe un brutto segnale per la competizione elettorale di giugno. Come per la democrazia locale. Dimostrerebbe che solo Montana ha un progetto alternativo da sottoporre al giudizio della città e che a tutti gli altri in condizioni di correre e che si sono già tirati indietro perché sicuri di non avere alcuna chance nel confronto con l’ex sindaco interessa solo la vittoria, la politica intesa come conquista del Palazzo.

Per come si presenta a Licata la situazione politica, e dall’umore popolare che si registra quattro mesi e mezzo prima delle elezioni, non è da escludere la possibilità di un plebiscito a favore del noto avvocato licatese. Salvo colpi di scena politici dell’ultima ora, con altri candidati in campo o con un recupero di posizioni da parte del dottore Montana, la cui corsa appare al momento tutta in salita.

Per rendere la città elettoralmente contendibile si aspettano le decisioni del deputato regionale dei 5Stelle Angelo Cambiano (anche lui ex sindaco). Saprà scegliere il candidato giusto per impedire il possibile plebiscito di giugno?

Pare stia riflettendo su una rosa di due o tre nomi a lui vicini. Ma da Cambiano ci si aspetta altro in questo momento. Non solo riflessione e silenzio. Ma un discorso alla città sulle conseguenze per il consiglio comunale di una deriva plebiscitaria. Conseguenze in qualche modo già sperimentate con la maggioranza bulgara uscita dalle urne nel 2018.

Angelo Cambiano scelga al più presto il proprio candidato e proponga un’alleanza progressista al Pd, sposandone i punti programmatici da poco resi pubblici. La proponga anche alle associazioni sociali e culturali e persino al mondo cattolico. Un’alleanza che abbia nei simboli dei due partiti (e di altri eventualmente dell’area progressista e riformista) dei riferimenti politici nel previsto bailamme di liste civiche senz’anima.

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