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Mafia, blitz “Exidus”: Riesame “scarcera” imprenditore licatese

Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta, in accoglimento dell’istanza presentata dall’avvocato Giacomo Ventura, ha annullato l’ordinanza cautelare nei confronti di Giuseppe Incorvaia, imprenditore licatese di 73 anni. Incorvaia è finito in manette il 19 settembre scorso a seguito nel corso dell’operazione antimafia “Exidus” . Quattro le misure cautelari in carcere che hanno raggiunto altrettante persone […]

Pubblicato 5 anni fa

Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta, in accoglimento dell’istanza presentata dall’avvocato Giacomo Ventura, ha annullato l’ordinanza cautelare nei confronti di Giuseppe Incorvaia, imprenditore licatese di 73 anni.

Incorvaia è finito in manette il 19 settembre scorso a seguito nel corso dell’operazione antimafia “Exidus” . Quattro le misure cautelari in carcere che hanno raggiunto altrettante persone coinvolte nelle indagini.

Le ordinanze furono emesse dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.

Lo scorso settembre erano finiti in carcere: Grazio Ferrara, 39 anni, avvocato del foro di Gela; Benedetto Rinzivillo, inteso “Peppe u curtu”, 55 anni, imprenditore gelese attivo nel commercio delle carni; l’imprenditore licatese Giovanni Incorvaia, 73 anni, ora scarcerato, ed Emanuele Zuppardo, 62 anni, domiciliato a Parma, in atto sottoposto alla libertà vigilata.

Tutti sono accusati di associazione mafiosa, aggravata dall’essere armata per avere fatto parte di Cosa Nostra- clan Rinzivillo.

Giuseppe Incorvaia, imprenditore licatese di cosmetici e profumi, secondo le accuse a lui contestate si si sarebbe messo a disposizione del capo clan Salvatore Rinzivillo che, dal carcere, faceva pervenire allo stesso Incorvaia precisi ordini sempre per il tramite di Grazio Ferrara. Inoltre, Incorvaia avrebbe favorito il boss gelese fornendogli il suo contributo per l’attivazione di attività economiche funzionali all’investimento e riciclaggio di illeciti proventi, avvalendosi anche in questo caso della figura dell’avvocato Ferrara.

“All’origine dell’ordinanza – è ha commentato l’avvocato Ventura – vi è stato un equivoco: la parola “olio”, ricorrente in tutte le intercettazioni del signor Incorvaia, è stata ritenuta dagli inquirenti criptica, e quindi allusiva di non meglio individuate dinamiche delittuose”.

“Avendo provato che l’indagato, – conclude Ventura – da anni, è un commerciante di olio, molto presente a Gela e in mezza Sicilia, l’accusa è svanita, ed il signor Incorvaia si è confermato quel galantuomo, e onesto commerciante, che tutti sanno”.

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