Mafia

La mafia di Licata e le scommesse online, il ruolo dell’imprenditore Corvitto: 19 indagati (NOMI)

In manette l'imprenditore Vincenzo Corvitto e altre cinque persone: i dettagli dell'inchiesta Breaking Bet

Pubblicato 1 anno fa

Il settore delle scommesse online si conferma ancora una volta tra i più redditizi per la mafia agrigentina che ormai da anni, come emerso da molteplici attività di indagine, ha messo le mani su un comparto in grado di garantire immediata liquidità di denaro, forza lavoro da impiegare nelle strutture societarie e un capillare controllo diretto e indiretto del territorio. Il tutto sfruttando la compiacenza e la connivenza di imprenditori che spalancano le porte dell’economia legale alle cosche permettendone così un ancora più pregnante radicamento e consolidamento. Ed è proprio quello che emerge dall’inchiesta Breaking Bet, l’operazione eseguita questa mattina dalla Dia di Agrigento (oggi guidata da Antonino Caldarella che con il suo predecessore, Roberto Cilona, ha condotto le indagini) che ha portato a 10 misure cautelari firmate dal Gip del tribunale di Palermo Walter Turturici. 

LE MISURE CAUTELARI 

Il personaggio chiave dell’intera inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è Vincenzo Corvitto, 50 anni, di Licata, imprenditore operante nel settore del betting. Per lui questa mattina si sono aperte le porte del carcere con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di intermediazione nella raccolta di gioco e anche estorsione. Gli agenti della Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento hanno anche eseguito altre 9 misure cautelari. In cinque sono finiti agli arresti domiciliari: si tratta di Sergio Cantavenera, 47 anni di  Licata; Antonio Cardella, 34 anni di Licata; Antonino Damanti, 40 anni di Licata; Angelo De Marco, 46 anni di Licata; Salvatore Morello 40 anni di Licata. Nei confronti di altri quattro indagati sono scattate misure interdittive: divieto di esercitare la professione di commercialista per un anno per Salvatore Maria Giglia, 62 anni di Campobello di Licata e stessa prescrizione per il geometra Salvatore Pira, 52 anni di Licata. Divieto di esercitare attività imprenditoriali per un anno, invece, a carico di Angelica Gentile, 53 anni e  Carmelo Savarino, 55 anni entrambi di Campobello di Licata. 

TUTTI GLI INDAGATI

Giuseppa Balsamo, 50 anni di Gela; Sergio Cantavenera, 47 anni di  Licata; Antonio Cardella, 34 anni di Licata; Vincenzo Corvitto, 50 anni di Licata; Giuseppe Corvitto, 22 anni di Licata; Antonino Damanti, 40 anni di Licata; Angelo De Marco, 46 anni di Licata; Angelica Gentile, 53 anni di Campobcllo di Licata; Salvatore Maria Giglia, 62 anni di Campobello di Licata; Giuseppe Mangione, 56 anni di Licata; Luigi Martino, 35 anni di Licata; Salvatore Morello 40 anni di Licata; Angelo Occhipinti, inteso “Piscimoddu”, 69 anni di Licata; Salvatore Pira, 52 anni di Licata; Giuseppe Puleri, 44 anni nato a Canicattì e residente a Campobello di Licata;  Carmelo Savarino, 55 anni di Campobello di Licata; Alberto Sorrentino, 53 anni di Palermo, Vincenzo Spiteri, 56 anni di Licata; Gianluca Vedda, 48 anni nato ad Agrigento ma residente a Licata.

L’IMPRENDITORE E GLI AFFARI DELLA COSCA 

Come detto, la figura principale dell’intera inchiesta è Vincenzo Corvitto. Per gli inquirenti è la tipica figura dell’imprenditore colluso, contiguo agli interessi economici delle famiglie mafiose di Licata e Campobello di Licata. Corvitto, uscito indenne dall’inchiesta Totem da cui è stato assolto dal tribunale di Agrigento, avrebbe stretto un patto con Cosa nostra mettendo a disposizione le sue strutture societarie, assumendo persone vicine alle cosche e contribuendo al sostentamento dei detenuti in carcere in cambio di protezione mafiosa sul territorio che gli avrebbe garantito  un ruolo di monopolio nel settore. A Corvitto, inoltre, viene anche contestata una estorsione ai danni di un imprenditore del posto. Dello stesso reato sono accusati anche Angelo Occhipinti, boss della famiglia mafiosa di Licata; Giuseppe Puleri, ritenuto membro della famiglia mafiosa di Campobello di Licata, e Vincenzo Spiteri, ritenuto membro del clan di Licata. Questi ultimi risultano tutti indagati nell’odierno procedimento. 

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