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In questo contesto ambientale che fine farà l’Agrigento dei templi e del Dmo?

Diego Romeo conversa con Paolo Cilona

Pubblicato 3 anni fa

Questi novelli costituzionalisti agrigentini che sfilano per le vie al grido di “libertà” perché non scendevano in strada al tempo della pandemia quando per paura si stava a casa come topi in gabbia? Ora, sono al governo e in amministrazioni comunali pronti a gridare” libertà” contro se stessi (di lotta e di governo) in forza dei vaccini che funzionano e che loro per motivi strumentali e di personale visibilità contestano.

“Non a caso gran parte degli agrigentini si qualificano pirandelliani. Ovvero persone che nel loro Dna prevale uno spirito di sterile contrapposizione. Da topi in gabbia a leoni costituzionalisti. Da conigli durante la pandemia a difensori della Costituzione. Perché non scendevano nelle piazze  a gridare libertà nei giorni dove i camion carichi di bare  attraversavano le vie di Bergamo? La  protesta assai strumentale oggi è possibile farla grazie ai vaccini senza i quali staremmo da tempo chiusi in casa. Il numero degli agrigentini che hanno protestato rientra nei parametri di sempre. Poca gente al pari di quella già vista ad esempio per l’acqua.  Quello che conta è la sola personale visibilità. Oggi viene invocata la Costituzione, ma nessuno si cura dei problemi della sanità, della scuola, dell’occupazione e dello sviluppo del territorio e dei diritti nei servizi pubblici. In questi casi si chiede all’agrigentino di uscire finalmente dall’atavico disinteresse ai problemi della città”.

Non preoccupante ma sconvolgente ritengo sia giunta la percentuale dell’astensione in questa ultima tornata elettorale. Domanda da un milione di dollari: Quanto tempo ci vorrà per riavvicinare la gente alla politica?

“La politica deve riappropriarsi principalmente  dell’etica. Oggi assistiamo al cambio della casacca per motivi personali e non più ideologici. Si ingrossano i gruppi misti della Camera e del Senato. Il malcostume  si è diffuso ampiamente e soprattutto negli enti locali dove le maggioranze nascono e muoiono con assoluta disinvoltura con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Le vicende di malcostume spesso accompagnate da abusi, peculato, mettono a disagio le comunità. Le continue leggi elettorali create per dare forza alle nomenclature dei partiti sottraendo di fatto il potere degli elettori di scegliere il proprio candidato hanno creato un certo malessere all’interno dei partiti. L’abbandono delle periferie cittadine da parte dei partiti ha alimentato un profondo disamore dei cittadini. Col trascorrere del tempo si è rafforzato  nel cittadino  il senso dell’inutilità del proprio voto. E così stagione dopo stagione si assiste sempre di più al venir  meno dei cittadini ad andare nei seggi elettorali”.

Finalmente dopo tanto battere e ribattere è subentrata la consapevole necessità di un aeroporto ad Agrigento. Nel precedente numero di Grandangolo abbiamo riferito le ultime notizie. Hai altro da aggiungere questa settimana?

“Finalmente sta ritornando al centro del dibattito politico la questione delle infrastrutture e soprattutto dell’aeroporto nella fascia centromeridionale della Sicilia. Agrigento dal 1971 si trastulla sul  quesito aeroporto si aeroporto no. La questione può sembrare pirandelliana al pari della famosa tela di Penelope. Tutti favorevoli per l’aeroporto, tutti contrari per l’aeroporto. Oggi finalmente non ci sono più sulla scena i politici che remano contro o la presenza di personaggi che nel gestire l’accordo di programma Stato-Regione si trastullavano in fantastici giochi di prestigio. Solo parole   e piste di  carta. La classe politica ha preso coscienza e conoscenza che senza una struttura aeroportuale non ci sarà sviluppo per la nostra città. Quello che possiamo dire è che contro hanno remato potentati economici del palermitano e del catanese e soprattutto i proprietari delle aree da espropriare. E qui vengono alla memoria i casi di Licata, Favara e  Racalmuto”.

 “MareAmico” continua a denunciare l’inquinamento del litorale agrigentino. Per la cronaca lo fa (e se mi consenti anch’io “ho rischiato” a farlo) dagli anni 90. Anche  oggi  tutto è stato  documentato con dovizia di particolari.  Da quegli anni ad oggi risulta anche  inquinato il fiume Akragas cui poteva giovare il depuratore del Villaggio Peruzzo bocciato da Lega Ambiente. Poco vicino c’è la contrada Maddalusa alla quale il Fai ha dedicato recentemente una singolare attenzione forse pensando di poterla affittare come adesso fa per le dimore illustri. Il fiume Naro periodicamente viene invaso da scarichi oleosi come MareAmico continua a riferire.” L’Agrigento dei templi e del Dmo”(il pomposo destination management organisation) che fine farà in questo contesto di sensibilità ambientale e paleozoica?

“Bisogna dare atto che MareAmico da tempo conduce una forte campagna di promozione in difesa dell’ambiente. Purtroppo assistiamo ad una forte resistenza da parte di chi ritiene di essere il sovrano padrone dell’ambiente per fini speculativi e di sfruttamento. La constatazione che i nostri fiumi sono portatori di sostanze inquinanti a causa del deposito costante da parte dei cittadini non è una novità. Qui occorre predisporre una maggiore attenzione sul piano della tutela e della conservazione dell’ambiente. L’opera devastatrice da parte di chi utilizza i fiumi per gli scarichi di sostanze oleose è da bloccare con ogni mezzo previsto dalla normativa vigente. Bisogna ispezionare di continuo gli oleifici presenti sul territorio e prendere coscienza e conoscenza del fenomeno degli scarti. Prevenire è un dovere irrinunciabile da parte degli organi preposti ai controlli e soprattutto un dovere civico da parte del cittadino denunciare gli abusi che feriscono mortalmente l’ambiente”.

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