Terrarium di Giorgio Monocorda
di Letizia Bilella
“Le madri sono solo dolore. Per egoismo o per esaudire un loro bisogno, hanno commesso un delitto irreparabile: hanno ucciso una persona mettendola al mondo”
Nella disperazione e nel combattimento, un attore fallito si riappropria della sua esistenza scrivendo alla madre che non c’è più. I ricordi, le paure e le frustrazioni del protagonista rivivono in quelle lettere immaginarie mentre a teatro – ultimo tempio di civiltà – un gruppo di attori tenta di mettere in scena la tragedia di Edipo.
Un’attenta riflessione sul destino dell’umanità che ci proietta in un mondo futuro pieno di paure e angoscia. La Terra viene descritta abitata da rettili mutanti che l’hanno invasa, dopo aver abbandonato gli oceani dalle acque nere e melmose. Le città sono rappresentate come deserti desolati in cui tutto è distrutto, i colori non sono più quelli di un tempo; il protagonista si sposta tra la sua abitazione e il teatro ricevuto in eredità dal padre, raccontandoci la sua vita attraverso il suo rapporto epistolare con la madre defunta; una relazione basata sul dolore.
L’autore mette in evidenza il mancato amore della madre nei confronti del figlio. Altro elemento fondamentale: il rapporto dell’uomo con il teatro, il luogo dove si inganna la violenza, il luogo emblema per eccellenza della civiltà e della cultura.